Zia Mariuccia e le sue 108 Primavere. E’ festa grande a Riccia

Una vita lunga ed intensa. In oltre cent’anni ha vissuto e superato due guerre mondiali, l’epidemia Spagnola ed il Covid, attraversando con tenacia e determinazione una vita non sempre facile

di Agnese Genova

RICCIA. La sorprendo nella sua cameretta. Seduta su una comoda poltrona, uno scialle in lana verde sulla spalliera, avvolta in una calda vestaglia di colore bluette, una morbida coperta sulle gambe. Vispa ed attenta mi accoglie con un sorriso. Siede davanti alla televisione, sul piccolo schermo la recita del Rosario. Alla sua destra un vassoio con una bottiglietta d’acqua, un po’ di cioccolato dell’uovo di Pasqua e l’immancabile corona del Rosario. Maria Arcangela Cirucci di Riccia, classe 1915, ha festeggiato oggi un compleanno davvero speciale. Ha superato il secolo di vita da ben otto anni. 108 primavere per zia Mariuccia, la più anziana nonnina del centro del Fortore in provincia di Campobasso. Una vita lunga ed intensa quella di Mariuccia, che in oltre cent’anni ha vissuto e superato due guerre mondiali, l’epidemia Spagnola ed il Covid, attraversando con tenacia e determinazione una vita non sempre facile. I canti spensierati e i lavori nei campi sin da bambina. Mi racconta quando, ragazzina, si recava con la tina in testa alla Fontana sul Convento, in piazza Umberto I°, ad attingere l’acqua da portare a casa per le varie necessità domestiche. Era quello il posto dove incontrarsi, conoscersi, scambiare quattro chiacchiere, fare amicizia. Spesso portava l’acqua anche ai vicini di casa. E, una volta rientrata, veniva puntualmente ripresa perché aveva impiegato troppo tempo ad arrivare con la preziosa risorsa idrica. L’incontro con Nicola Cugino che la porterà all’altare, l’arrivo del figlioletto Donato, la guerra che richiamerà il giovane marito alle armi. In Libia. Un distacco lungo sei anni, doloroso e pieno di ansie. “Ero impegnata a raccogliere la legna in campagna quando scorgo arrivare mio padre, a passo svelto. Il cuore in tumulto. Il pensiero corre al mio amato marito. Sarà morto, penso. Mi siedo a terra senza fiato. Arriverà l’annuncio tanto temuto”. E invece no. In una lettera dal fronte Nicola rassicura che sta bene e presto potrà riabbracciare la sua famiglia. Per un attimo Mariuccia trattiene il respiro, poi lacrime di gioia le rigano il volto. Il ritorno a casa e quell’abbraccio tanto sognato ma rimandato a causa della paura dei pidocchi. “Al suo rientro Nicola era irriconoscibile, sembrava un barbone. Vestiti laceri, trasandato, capelli lunghi che temeva infestati di pidocchi. In realtà dopo essersi ripulito a dovere, scoprimmo che fortunatamente degli sgraditi insetti neanche l’ombra. Sulla sua pelle era spuntato un tatuaggio, con l’immagine della Madonna del Carmine. Il disegno epidermico Nicola ce l’ha sull’avambraccio sinistro, e non certo per scopo estetico. Lo nasconde gelosamente. La fede per la protettrice della sua Riccia, impressa sulla pelle, è tatuata permanentemente nell’animo. La nascita della secondogenita Franca e poi la morte, ad appena 55 anni dell’amato sposo. Mariuccia è una donna dinamica e attiva, che ama rimboccarsi le maniche: “Ho lavorato tanto, ho fatto di tutto: sarta, ricamatrice, cuoca, ho gestito un albergo ed un distributore di benzina- Non si risparmia Mariuccia, che afferma- Ho faticato troppo”. Ma lo ha fatto sempre con la gioia nel cuore. Sostenuta da una fede inossidabile che continua a dare senso ai suoi giorni. La salute l’ha sempre accompagnata. Nella sua lunga vita non ha conosciuto una febbre, un’influenza, un vaccino. Ai nostri giorni solo quello anti Covid. Fino a qualche anno fa leggeva riviste e giornali, ed impiegava il tempo a ricamare. Purtroppo la vista si è abbassata e questo, oggi, è il suo più grande dispiacere. “Vedo poco, ho paura di cadere”. Così trascorre gran parte del tempo seduta. Seguendo le messe in televisione e snocciolando i grani del Rosario. Ma si aggiorna ascoltando i notiziari. E non può che condannare il conflitto in atto tra Russia e Ucraina. “Povera gente. A chi giova la guerra? Non serve. Siamo tutti fratelli. Almeno questo dovremmo capirlo!” Ora che il tempo sembra volgere al meglio e questa primavera capricciosa e tanto desiderata si affaccia timida illuminando le nostre giornate non rinuncia ad una passeggiata all’aria aperta, ad una salutare boccata d’ossigeno, per comodità su una sedia a rotelle. Adesso anche Mariuccia ha voglia di uscire. La pandemia l’ha tenuta chiusa in casa, limitando visite e contatti. “Prima tanta gente passava a salutarmi. Ma oggi delle mie amiche non c’è rimasta nessuna!” esclama. Al termine della chiacchierata mio figlio, Manuel, sei anni appena compiuti, alza il dito indice della mano destra e superando la timidezza chiede: “Posso fare anche io una domanda?” Annuisco. “Quando eri piccola, più di cento anni fa, quali erano i tuoi giochi?” Mariuccia racconta che si divertiva con la terra umida, usandola come una moderna plastilina, modellandola per creare forme ogni volta diverse. E poi le piaceva saltare con la corda. Il mio bimbo, con gli occhi pieni di meraviglia, esclama: “Sono i miei stessi giochi!” Prima di andare le auguriamo il meglio. Ci saluta ribadendo “Ma ti rendi conto di quanti anni ho? E chi se lo aspettava. Sono troppi!” Si, sono tanti. Ma in città non è l’unica ad aver tagliato il traguardo del secolo. Cinque riccesi hanno raggiunto e superato i cent’anni, un altro li compirà in autunno. Se il Molise è la regione italiana con la più alta percentuale di ultracentenari, Riccia è una delle comunità più longeve. “Sono persone testimoni di un mondo contadino dai valori sani e saldi. Anziani ai quali prestiamo molta attenzione, che festeggiamo con immensa gioia”- ha detto il sindaco Pietro Testa.