GENNARO VENTRESCA
Sono rimasto conquistato dal modo di parlare di Zeman, in un buon italiano, persino ironico, e con
grammatica e sintassi ortodosse. Ovviamente mi è piaciuto di più il gioco delle sue squadre. A volte
addirittura travolgente. Per mettere ordine cronologico nella vita del boemo ci vorrebbe un collega
scrupoloso, del calibro di Stefano Castellitto. Cosa impossibile, visto che lavora in provincia di
Bologna. Dovrete accontentarvi quindi del vostro artigiano della scrittura.
Il ritorno coi rossoneri del Foggia ha ridato gioia non solo al più anti juventino degli allenatori
ancora in circolazione. Ma ha acceso di nuovi interessi l’intero campionato di C e in modo
particolare il girone sudista, che verosimilmente accoglierà anche la nostra squadra. Come una talpa
sono andato a scavare nel suo immenso e intrigante curriculum, per scoprire le occasioni che ce lo
siamo trovato di fronte.
A forza di spulciare libri e appunti ho scoperto che solo una volta si è seduto sulla panchina accanto
a quella rossoblù. Guidava il Messina che superò in Coppitalia i nostri ragazzi per 3-1, in una sfida
che chissà per quale motivo venne disputata a Barcellona Pozzo di Gotto. Sempre in coppa,
nell’estate del 91, il ceco, al Romagnoli guidò in notturna il Foggia contro il Pisa di Anconetani. E
in una stagione che s’è perduta nella notte dei tempi con le giovanili del Palermo incrociò la nostra
Primavera.
Quando nel 1988 battemmo in coppa il Licata per 3-1 al Romagnoli, Zeman già non c’era più. Sulla
panchina siciliana sedeva l’ex varesotto Ceravolo. Sono dell’idea che il ritorno nell’agone agonistico
di Zeman farà bene al nostro campionato. Vuoi o non vuoi i media avranno sempre un occhio di
riguardo per il nipote di Vicpalek che vinse due scudetti da allenatore della Juventus. E che si portò
dietro il giovane parente che avrebbe preso la cittadinanza italiana e la patente di allenatore che gli
ha consentito di sedere su numerose panchine: le più prestigiose all’Olimpico, con Lazio e Roma.
Anche se i risultati migliori li ha raggiunti a Foggia e poi a Pescara, dove lanciò Insigne, Immobile
e Verratti.
Comprendo anche se non condivido la fretta dei tifosi rossoblù di dare fondo ai loro sogni di gloria.
Mentre si susseguono ancora sui social filmati e foto del campionato appena vinto, c’è chi invoca
acquisti di grido, con susseguente rivoluzione dell’organico. Contravvenendo i programmi di
SuperMario che sembra voler seguire le orme del Matelica che ha puntato sull’ossatura dell’anno
scorso, rinforzata da alcune pedine provenienti dalla D.
Ricordo che il campionato di terza divisione è molto costoso, anche senza puntare in alto. Restando
al Matelica: dopo una sola stagione si ritrova “sbandonato” e con i tifosi col forcone in mano, per
opporsi al trasferimento del titolo ad Ancona. Calma, quindi. Per primeggiare in questa categoria
allo stato dell’arte è arduo, ma per prenderci altre soddisfazioni confido nella managerialità di
SuperMario, abilissimo a far quadrare i conti. Senza tralasciare i risultati tecnici.