di Sergio Genovese
Da queste colonne ho spesso sottolineato che tutti quelli che parlano a proposito ed a sproposito di sport, tendono sempre a guardare solo il bello oscurando il brutto. L’ultima vicenda che ha riguardato la federazione di ginnastica è solo l’ occasione per dimostrare che nell’universo dei campi di gara c’è molta omertà come da più parti è stato fatto notare. Lo sport negli ultimi venti anni si è voluto occupare solo di medaglie emarginando significativamente l’aspetto educativo disarcionato anche dal pessimo esempio che gli atleti di livello continuano a proporre senza che qualcuno li responsabilizzi a comportamenti più consoni al codice di un campione. Se il semplice cittadino volesse solo considerare, senza utilizzare troppo la materia grigia, che abbiamo un campione olimpico Jacobs che si presenta nei suoi spot pubblicitari a petto nudo mentre i sindaci di tutti i centri balneari continuano a combattere contro la maleducazione di chi per le strade che sanno di salsedine non usa la t shirt, significa che per la gente e per Jacobs è più importante mostrare la muscolatura trofica ed i suoi tatuaggi che una educazione che rispetti certi itinerari di civismo. Un piccolo esempio che pone in evidenza una grave realtà. Ricordo il grande Carlo Ciaccia, direttore del Campo Scuola Coni di Campobasso, che appena vedeva qualche atleta che indugiava a stare sulla pista a petto nudo, lo espelleva dall’impianto senza pensarci due volte. Per ritornare alle omissioni dello sport, voglio ricordare che ogni anno sono tantissime le denunce che colpiscono allenatori e dirigenti che non hanno un comportamento specchiato. Quasi sempre si scoperchiano le pentole quando da tempo l’acqua bollente fuoriesce spegnendo persino la fiamma del gas. Se ci avete fatto caso, lo scandalo delle farfalle, con una strategia ben curata, si sta facendo ricadere sulle parti più indifese non meno responsabili dei vertici federali che per un semplice principio morale, si sarebbero dovuti dimettere coinvolti o non coinvolti. Una volta si faceva cosi. Questo accade perché mentre negli anni che furono ai vertici delle Federazioni arrivavano personaggi che avevano conosciuto lo sport percorrendone sia le strade asfaltate che quelle sterrate, oggi quella biotipia è stata abbondantemente superata dall’avvento della politica che sceglie o condiziona la elezione di dirigenti che fanno parte della famiglia. Del resto risulta facile verificare che siamo passati da Giulio Onesti ed Artemio Franchi a Giovanni Malagò e Gianni Petrucci che appaiono uomini di apparato. Le grandi firme dello sport italiano hanno assistito inermi allo scandalo della divisione tra Sport e Salute e Coni che ha terremotato l’antica autonomia dello sport, fingendo di ammutinarsi mentre tutto si concretizzava. Per tornare al nocciolo della questione, condizionato da una Società alla deriva, lo sport si è lasciato attrarre dalla unica strada della vittoria che alberga in tutti noi. Una volta i bravi allenatori/ educatori chiedevano ai propri allievi il massimo impegno sperando che quell’atteggiamento potesse portare alla vittoria ma non era l’unico scopo. Oggi invece si rincorre il successo costi quel che costi. Lo sport di base deve recuperare i suoi valori perché quando un bambino realizza un goal e si toglie la maglietta di dosso senza essere redarguito, il futuro dello sport italiano non alimenta vaticini di sicurezza. Siamo passati dall’uno su mille ce la fa a mille su mille ce la devono fare. Tutto accade con la voglia che tracima nelle mamme e nei papà che sognano un figlio vincente. Bisogna fare una riflessione profonda. Si fa violenza anche quando si lasciano alla porta i valori educativi che distinguevano lo sport utile da quello inquinato e dannoso. E’ il caso che si comincino trattare temi così importanti scavalcando la retorica di coloro che discettano ma non sono all’altezza. Si fa violenza ed offesa allo sport anche quando si premiano personaggi che sono stati agli antipodi. Ricevere, per fare un esempio, una benemerenza quando la carriera risulta macchiata da fatti gravi, è la dimostrazione che tutto si consegna alla volgare superficie di un mondo che ha urgente bisogno di testimoni diversi e all’altezza.