Videosorveglianza in città, in corso i test. A fine novembre ok al sistema

Cento telecamere già installate, ne mancano quaranta al borgo antico

Videosorveglianza in città. Test in corso sulle 100 telecamere già installate. Saranno in grado di leggere le targhe delle auto anche in corsa. Il sistema funziona e i punti di raccolta dati sono già attivi in varie sedi come in Municipio, negli uffici di via Cavour e a Via Muracchio. I dati raccolti dalle telecamere permarranno per sette giorni, come da regolamento, e poi saranno sovrascritti. Entro fine novembre l’assessorato competente, guidato da Francesco De Bernardo, conta di chiudere la partita e di dotare di telecamere tutto il centro storico cittadino e parte del centro murattiano ancora rimasto privo degli apparecchi per la videosorveglianza.

Il progetto – lo ricordiamo – ha preso il via nel 2015 con il famoso “Patto per la Sicurezza” firmato in Prefettura tra il Ministero dell’Interno, la Regione e i comuni con popolazione superiore ai 5mila abitanti. Centoquaranta erano le telecamere previste dal Patto su Campobasso. A maggio del 2018 un ulteriore patto tra Prefetture e comuni, anche con popolazione inferiore ai 5mila abitanti. Per questo secondo ‘traguardo’ sono ancora in corso le valutazioni. Fatto sta che il sistema messo in piedi dal Comune di Campobasso, come spiega l’assessore al ramo, può essere implementato e reggere fino all’installazione totale di 300 telecamere. «Tutte le tecnologie – commenta l’assessore De Bernardo – vanno utilizzate con criterio, senza abusi, per evitare un grande fratello che produca implicazioni negative per la cittadinanza». Tra le novità, una che riguarda il Castello Manforte. Davanti al presidio storico-culturale non saranno installate telecamere per non deturparlo, ma a valle della collina ci saranno le opportune precauzioni. Il Comune di Campobasso prenderà in carico anche le telecamere installate dalla municipalizzata Sea, deputata al servizio di raccolta differenziata, per assicurare il rispetto delle regole. La videosorveglianza non vuole essere un qualcosa che limita la libertà dei cittadini, bensì un sistema a garanzia della sicurezza nel capoluogo di regione.