Venafro: disabile chiede il montascale, ma lo Iacp fa scena muta

70enne venafrano affetto da fibrosi polmonare idiopatica lo chiede per uscire e rientrare a casa nel suo condominio ed è disposto a pagarselo da solo

«Da giugno aspetto risposte al mio diritto ad un montascale, ma dall’Istituto solo silenzi. Sono disposto anche ad accendere un mutuo per il montascale e chiedo all’Iacp l’avallo». Rischia d’incamminarsi verso tortuose strade legali la vicenda, decisamente triste, del 70enne pensionato venafrano affetto da fibrosi polmonare idiopatica, che vive con la moglie in un condominio di edilizia popolare in via Flacco a Venafro, che si sposta con bombola di ossigeno al seguito e che da giugno scorso chiede all’Iacp pentro l’installazione di un montascale nel proprio condominio non riuscendo più a “scalare” la montagna di 18 gradini per rientrare a casa. «Col passare dei giorni – afferma l’uomo, M.G. – le mie condizioni di salute purtroppo si aggravano e mi è sempre più difficile rientrare dopo essere uscito per la spesa di casa o altra necessità. I 18 gradini per raggiungere la mia abitazione rappresentano ormai una montagna enorme per le mie condizioni di salute, tanto che nel giugno scorso scrissi una raccomandata r.r. all’Iacp pentro per illustrare il mio stato fisico e chiedere l’installazione di un montascale, senza il quale sono ormai costretto a restare tappato in casa, come segregato addirittura. Dall’Istituto pentro disposero subito un sopraluogo tecnico, dopodiché non ho saputo più nulla! E’ così che si rispettano i diritti dei cittadini? Non credo proprio!». Cosa pensa di fare a questo punto? «Le mie condizioni si aggravano giorno dopo giorno, per cui non posso restarmene con le mani in mano. Il montascale mi serve come il pane! Se l’Istituto non ha fondi, sono disposto ad accendere un mutuo e realizzarlo in proprio, previa autorizzazione scritta dell’Iacp, ovviamente scalando l’importo dai miei fitti mensili. Alla luce delle mie condizioni di salute ho diritto al montascale e l’Istituto non può disattendere tale diritto». Se lo Iacp resta inoperoso, cosa pensa di fare? «Spero di non arrivare a tanto, ma non escludo il ricorso alle vie legali nei confronti dell’Istituto nel caso non si rispettino i miei diritti. Non credo mi resti tanto da vivere alla luce delle mie condizioni di salute, ma vorrei farlo quanto meglio possibile e in assoluta tranquillità, cose però che al momento continuano ad essermi negate». Si troverà una soluzione ad un caso sociale ed umano siffatto? Speriamo, perché lo impone uno Stato di Diritto come questo italiano! Tonino Atella