di Antonio Salvatore -?Proviamo per un attimo ad immaginare che una mattina, al risveglio, accendendo il pc e accedendo alla posta elettronica dovessimo trovare tra i messaggi da leggere una mail inviata da Apple. Chiss? quante volte sar? capitato. Basta possedere un dispositivo del brand di Cupertino che puntualmente si ricevono comunicazioni dalla major californiana, relative ai nostri acquisti, alla musica o alle app che puntualmente scarichiamo sull?iPhone. Anche a Marco Farina, 33enne di Trivento, ? capitato di ricevere una mail dal colosso creato dalla mente geniale e unica al mondo di Steve Jobs. Ma c?? un?unica ? e piccola ? differenza tra i messaggi che ricevono miliardi di persone in ogni angolo del pianeta e quello arrivato a Marco: sono stato contattato da Apple che, dopo un lungo processo di selezione, ha deciso di assumermi e sponsorizzarmi un visto di lavoro per portarmi a Cupertino. Avete capito ora qual ? la differenza? Laureato a pieni voti al Politecnico di Milano, a 25 anni ? iniziata la sua carriera professionale come progettista nel campo delle tecnologie microelettroniche. ?Ho lavorato nel capoluogo lombardo in 3 aziende multinazionali che sviluppano microchip: National Semiconductor, STMicroelectronics e Maxim Integrated. Fortunatamente sono stato subito assunto a tempo indeterminato senza passare per stage, ma non ? stata sempre una passeggiata a causa delle turbolenze della crisi economica mondiale. Ho lavorato in Italia dal 2007 al 2014 accumulando una esperienza professionale rilevante?. Poi la svolta, che lo ha portato nella famosa Silicon Valley: mi sono trasferito con mia moglie Giulia lo scorso ottobre e oggi viviamo a San Francisco. Quotidianamente vado a lavoro con la navetta che Apple mette a disposizione per i dipendenti. Per tutti coloro che svolgono la mia professione far parte di una delle realt? pi? innovative e tecnologicamente avanzate al mondo come Apple ? un?opportunit? professionale e di esperienza di vita che non si pu? rifiutare.
Il fenomeno dell?espatrio dei giovani professionisti qualificati dall?Italia ? un?emergenza nazionale. Si parte, ma non si torna, se non per assoluta necessit?. Marco, penso sia proprio il tuo caso? ?Il fenomeno diventa un?emergenza quando si parte per?mancanza di alternative nel proprio paese. La maggior parte delle partenze ? dovuta al fatto che il sistema Italia non riesce a offrire delle opportunit? competitive rispetto alle realt? internazionali che fanno la loro fortuna valorizzando e premiando i profili competenti e qualificati. Credo che all?Italia non manchi niente di strategico in termini di cultura, risorse, talenti e formazione universitaria, anzi credo che questi siano dei valori aggiunti rispetto alla media di molti altri paesi. La mia sensazione ? che in Italia manchi la volont?, il coraggio e la sensibilit? di prendere coscienza che il benessere di una societ? si realizza quando tutti possono avere l?opportunit? di contribuire ad esso in base alle proprie potenzialit? e competenze. Se il benessere rimane un privilegio riservato a una parte della societ? e trasmesso per via ereditaria si genera uno squilibrio che porta all?instabilit? sociale, pericolosa anche per chi detiene il potere stesso. La Silicon Valley ? una delle aree con la maggiore crescita economica al mondo anche per il fatto che qui contano il talento e ci? che si dimostra di saper fare indipendentemente dall?et?. Credo che l?Italia debba ritrovare un po? di fiducia e amore per i propri giovani e per i propri talenti?.
Il tuo datore di lavoro ? la Apple, un mito per le nuove generazioni. Ma di cosa ti occupi nello specifico? ?Mi occupo del design e dell?integrazione delle tecnologie ?touch? in diversi prodotti Apple, principalmente gli iPad. Il team in cui lavoro ? responsabile delle performance del sistema che consente di rilevare il tocco dello schermo da parte dell?utente, per fornire la migliore user experience nell?interazione con le funzionalit? del prodotto. Quotidianamente mi rendo conto che Apple ? uno dei migliori casi al mondo in cui nuove idee, prodotti e tecnologie trovano in ambito industriale la maturazione per essere realizzate su produzioni di massa?.
Puoi descriverci la tua giornata? ?Si tratta di un lavoro molto interdisciplinare in cui opero a contatto con ingegneri meccanici, fisici, ottici ed elettronici. Le sfide tecnologiche che ogni giorno affrontiamo sono trasversali e richiedono la sinergia di diverse conoscenze e esperienze professionali. Il?resto ? coperto da un segreto aziendale blindato. I ritmi di lavoro sono molto intensi perch? ? fondamentale per Apple non solo innovare, ma anche arrivare sul mercato prima di tutti con le migliori performance al mondo. Bisogna essere in grado di gestire bene il carico di lavoro?.
All?estero non conta l?anagrafe o non conta l?anagrafe: puoi ottenere posizioni di responsabilit? a qualsiasi et?. Se vali, anche a 30 anni. E’ davvero cos?? ?E? proprio cos?. Nella Silicon Valley in prima linea ci sono tantissimi ragazzi che in molti casi arrivano direttamente dall?universit?. La mentalit? qui ? molto strutturata da questo punto di vista: le nuove leve sono subito responsabilizzate con molte opportunit? e in base al rendimento e alla capacit? di gestire la complessit? si pu? diventare manager anche prima dei 30 anni. Venendo dall?Italia ? incredibile vedere tutte le opportunit? che qui ci sono per i giovani. Apple poi ? un caso ancora pi? marcato in questo senso: avendo dei ritmi di crescita impressionanti ed essendo organizzata come una start up (la pi? grande start up del pianeta come diceva Steve Jobs), tutti hanno molte responsabilit? e grande margine di azione?.
Vivere lontano dalla famiglia ?costa caro?, come vivi il rapporto con gli affetti a migliaia di chilometri di distanza? ?Se vogliamo ? il prezzo da pagare per questa scelta di vita. Trasferirsi cos? lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle proprie abitudini, dai propri posti ha un impatto emotivo e sentimentale non trascurabile. Con i miei genitori e i miei amici mi sento con FaceTime e cerco di tornare in Italia una volta all?anno?.
Cosa consiglieresti ad un giovane ‘talento’ che ha intenzione di trasferirsi all?estero? Da dove bisogna cominciare? ?Innanzitutto sono del parere che non bisogna cercare di abbandonare a tutti i costi l?Italia. Nonostante la carenza di competitivit? strutturale, l?Italia ? ricca di professionalit? e di talenti. Lo dico perch? non voglio che passi l?idea che chi decide di rimanere valga professionalmente meno di quelli che decidono di andare all?estero. Io ho lavorato in Italia con professionisti che non hanno nulla da invidiare a quelli che ho incontrato all?estero. A chi decide di voler fare un?esperienza all?estero naturalmente consiglio di prepararsi in anticipo con le lingue straniere e di iniziare dall?universit? con l?Erasmus?.
In cuor tuo mi sembra di capire che speri di tornare un giorno? ?Nonostante mi sia allontanato cos? tanto e a tempo indeterminato dall?Italia, spero un giorno di tornare. Inoltre, spero che un giorno l?Italia si organizzi per incentivare il ritorno di tutti quelli che hanno fatto delle esperienze rilevanti e significative all?estero, in modo da raccogliere input e ?know-how? per riprodurre in Italia dinamiche e modelli che sono alla base del successo e dello sviluppo delle economie di altri paesi?.