Tutto il paese per l’ultimo saluto a Cristian: dolore e incredulità a Cercemaggiore
Un’intera comunità, sconvolta, ha preso parte nel pomeriggio di mercoledì 2 settembre, ai funerali di Cristian Fontana, il ragazzo di soli 21 anni, morto tragicamente mentre svolgeva il suo lavoro. La disgrazia è avvenuta lo scorso 27 agosto in un cantiere a Pietracupa. E da allora, parenti e amici, ma tutto il paese di Cercemaggiore, dove il ragazzo era conosciuto e stimato, non riescono a darsi pace. Martedì 1° settembre si è svolta l’autopsia; in occasione dei funerali, è stato decretato il lutto cittadino dal sindaco Mascia. Le esequie si sono svolte presso il campo sportivo di Cercemaggiore per dare a tutti la possibilità di partecipare nel pieno rispetto delle norme anti Covid. Ed è stato un pomeriggio struggente, con gli amici che hanno cercato di darsi forza nel ricordo di Cristian. Gli amici del Motoclub, quelli della “Grande quercia”, quelli di “Briglie sciolte” e un’intera comunità hanno pianto lo sfortunato 21enne ed hanno avuto per lui parole toccanti. Commosso il ricordo degli amici di sempre: “…è per te questo bacio nel vento, te lo manderò lì con almeno altri cento. È per te, forse non sarà molto, la tua storia, lo so, meritava più ascolto e magari, chissà, se io avessi saputo, t’avrei dato un aiuto. Vola più in alto che puoi Cri”.
Un amore vero quello che Cercemaggiore sta dimostrando in queste ore per Cristian. Per una tragedia che non doveva capitare. Soprattutto sul posto di lavoro.
L’OMELIA di S.E. Mons. Bregantini tenuta durante i funerali di Cristian Fontana
Carissimi fratelli e sorelle di questa nobile comunità di Cercemaggiore, cari genitori di Cristian con il fratello suo tanto vicini al figlio Cristian, carissimi nonni, compagni di vita, personale dell’azienda in cui Cristian lavorava, caro don Giuseppe che sei stato tanto vicino alla famiglia, carissimi frati del Santuario della Madonna della libera presso cui avete intensamente pregato: a tutti voi un saluto di pace, di benedizione, nel nome del Cristo Risorto.
E’ infatti dolorosissimo oggi vivere questo momento di funerale, di Cristian. Tanto dolore si riversa su tutti noi, ci travolge, quasi, perché morire sul lavoro è una delle tragedie umane più grandi. E’ una vera e grande ingiustizia. E’ infatti terribile perire mentre cerchiamo di guadagnarci il pane quotidiano, come preghiamo fiduciosi nel Padre nostro. E’ la negazione dei tre grandi scopi per cui lavoriamo: Per la nostra personale dignità; per il servizio reciproco di prossimità relazionale, per la gloria del Signore nel creato. Tutti e tre questi scopi sono violati della morte sul lavoro, che resta un mistero grande.
Eppure, guardiamo a questa morte, anche ora, con una visione di Speranza, che ci sembra di poter esprimere in questi modo. In primo luogo, crediamo e speriamo tutti che questa morte non sia invano, ma serva a creare condizioni di lavoro ancor più dignitose. Per tutti. Per i giovani, in particolare, vista la giovanissima età di Cristian, che si era messo subito al lavoro, con grande passione e impegno, oltre che con qualità professionale encomiabile.
Cristian era amatissimo dai suoi amici. Sapeva tessere relazioni belle, sia sul lavoro che nell’ambito del paese, specie nella sua dedizione ad una vita piena, anche con la passione per i cavalli e le moto, segni di una vita vissuta bene, pienamente, con gioia grande. Sempre unito alla sua famiglia, che lo circondava di grande tenero affetto.
Ora, dal cielo, ci insegna a curare molto i nostri luoghi di lavoro, ad essere ancor più rispettosi delle norme. Ci invita dal cielo a rendere ogni lavoro fonte di dignità, in leale collaborazione reciproca, nella certezza che ogni momento della catena lavorativa è preziosa, fatto con coscienza, perché ad ogni singolo punto è legata la vita di un altro operaio. Siamo tutti interconnessi.
Inoltre, anche i giorni di attesa tra l’incidente e l’odierna sepoltura sono stati ben valorizzati, pur nella lunghezza burocratica, forse eccessiva, del tempo, data la complessità dell’evento. Infatti, la comunità, intera, sotto la guida del parroco e dei Frati e dell’Associazione Madonna della Libera, ha vissuto un intenso momento di fede, presso il nostro santuario. E’ servito per restituire al cuore una viva consolazione. Ci ha aiutato a vincere e a liberarci dalla paura, proprio perché avete pregato la Maria, Madonna della Libera. La famiglia si è sentita più accompagnata, fritto il popolo ha partecipato, i nostri occhi si sono levati al cielo con speranza, guardando oltre la morte. Anche noi, oggi, affidiamo alle mani di Maria, a quelle mani che proteggono e difendono, il nostro fratello ed amico Cristian. E con lui, tutti i lavoratori delle nostre terre, in questo operoso borgo di Cercemaggiore.
Nella certezza di poter dare speranza e senso a questa morte, nell’ottica
della fede in Cristo risorto,
ci viene in aiuto il brano evangelico di Gesù Cristo, che incontra a Nain un
funerale di grandissimo dolore. Era infatti morto un giovane. La sua mamma era
inoltre già vedova. Quell’incontro però è stato caratterizzato da alcuni segni
di particolare bellezza e speranza.
Prima di tutto, Gesù si ferma, tocca il feretro, si avvicina con cuore di grande empatia e compassione. Perché Cristo vive, è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca, diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perché lui vive e porta luce e vita. Ci rinnova, pur se siamo segnati da un grande lutto.
Per questo, oggi risuonano con efficacia le sue parole: Non piangere! Rivolte alla mamma. Oggi, rivolte alla mamma e papà e fratello e famiglia tutta. Cioè le lacrime, necessarie, non siano versate invano. Non siano sole. Ma tutti insieme, con solidale attenzione, possiamo asciugarle, con cura e amabile vicinanza. Non deve più succedere che si pianga per una morte sul lavoro, mai più queste lacrime, nessuno deve più piangere per un figlio morto sul cantiere o sotto un trattore.
Al giovane, Gesù con autorità immensa impone poi un gesto di rinascita: Giovanetto, dico a te, alzatil”. E’ un comando divino, che raggiunge, oggi, tutti noi, qui riuniti. E’ un invito forte a guardare oltre queste lacrime, questo dolore vivissimo. Quasi Gesù ci dicesse di andare avanti con fiducia, insieme alla famiglia, ma dando speranza anche a tutto il paese. E’ un invito, carissimi, a saper far bene tutte le cose, a credere sempre più in Gesù, il grande profeta sorto tra di noi. Dio ci ha visitato anche in questo evento. Dio ci parla di accrescere la nostra fraternità, ad essere più aperti alla collaborazione reciproca, ad essere più solidali, e non pensare solo alla nostra ristretta famiglia, a fare del nostro lavoro uno spazio di dignità e di legalità.
La vita passa rapidamente. Resta solo il bene che abbiamo fatto. Il dono che abbiamo regalato. La gioia che abbiamo diffusa.
A te, carissimo Cristian, nell’ottica della fede, ci permettiamo di rivolgere una affettuosa, sincera e bella preghiera: proteggi tutti ì giovani lavoratori, accompagnali nei loro momenti difficile, stai sempre vicino a tutta la tua famìglia, benedici l ’intero nostro paese di Cercemaggiore.
Ed infine, guardiamo ancora una volta, come avete fatto domenica scorsa, a Maria, Madonna della Libera, con il santo Rosario nelle case, per chiederle la sua protezione e soprattutto la sua materna consolazione per la famiglia di Cristian, in un filiale accento di speranza e di fede. Amen.