Tutti in attesa della memoria della Vergine delle Grazie

MACCHIA VALFORTORE. Si rinnova un’antica tradizione

GIUSEPPE CAROZZA

La comunità religiosa e civile di Macchia si appresta a vivere un momento di grande gioia dal momento che si rinnoverà, per i suoi abitanti, fra non molti giorni, uno degli appuntamenti più sentiti del periodo estivo. Mentre infatti per la maggior parte della gente l’inizio di luglio segna in certo senso l’avvio ufficiale delle vacanze benché, ancora una volta, pure per quest’anno esse debbano essere vissute all’insegna della massima vigilanza per via del virus ancora non del tutto debellato, per gli abitanti del centro fortorino il periodo dal 1° all’11 di luglio, dal punto di vista soprattutto religioso, sarà vissuto all’insegna della venerazione di Maria. Il culto in onore della Madonna delle Grazie, come viene affettuosamente appellata la Vergine  in questa circostanza, da sempre costituisce per le generazioni della nostra piccola comunità un appuntamento imprescindibile al punto che anche quando, come spesso è accaduto per varie circostanze negli ultimi decenni, la festa in questione non è stato possibile programmarla in modo solenne, non è mai mancata tuttavia, da parte dei devoti, l’occasione di ricordare la suddetta ricorrenza mariana almeno dal punto di vista solo liturgico. Sì, perché per Macchia la festa di luglio in onore della Vergine delle Grazie è parte integrante della sua tradizione, non solo religiosa ma anche agricola e sociale. Posta nel bel mezzo del mese in cui, almeno un tempo, si condensavano i duri lavori della mietitura e della trebbiatura, questa rappresentava per i contadini e le famiglie in genere l’occasione per ringraziare Maria della “grazia”, appunto, del felice raccolto ma anche per renderle omaggio in merito ad ogni forma di aiuto da Lei fornito nella quotidianità della vita. In tale ottica le antiche cronache, ancora oggi consultabili in diversi documenti dell’archivio parrocchiale, riferiscono circa il grande fervore con il quale, fin dai tempi più lontani, giovani e vecchi addobbavano gli attrezzi agricoli, normalmente adoperati per lo svolgimento dei duri lavori nei campi, perché in occasione della festività apparissero degni di accompagnare la processione con il simulacro mariano lungo le vie del paese. Un simulacro, va detto, bello e coinvolgente anche dal punto di vista estetico ed emotivo, dal momento che rappresenta una donna, ancor giovane nel volto e nelle fattezze somatiche, in atto di allattare il proprio bambino posto sulle sue braccia ma, allo stesso tempo, nel gesto di rivolgersi con il suo sguardo verso il pellegrino orante, affinché quest’ultimo non esiti ad indirizzare a lei la sua preghiera con fiducia. Un’opera scultorea davvero significativa, quella venerata nella parrocchia di Macchia, da attribuirsi ad una scuola scultorea di Atessa, in Abruzzo, operante intorno agli inizi dell’Ottocento anche in Molise e delle cui testimonianze si riscontrano ancora riferimenti visibili in diverse parrocchie della Valfortore. In effetti, il culto verso la Vergine Maria delle Grazie è diffuso non solo in diverse località della nostra valle, ma più in generale lungo l’intero Sannio; non a caso uno dei santuari più frequentati nel nostro circondario è proprio quello costituito dalla basilica di Benevento a lei intitolata, dove in genere la solennità liturgica ha luogo il 2 luglio e vi si vede una partecipazione di popolo davvero esuberante. Qui a Macchia, per la verità, la memoria liturgica in questione, secondo tradizione, si svolgeva anticamente il giorno 11 del mese e ad essa si accompagnava una delle fiere più affollate dell’anno, occasione del commercio di bestiame e di prodotti caseari su cui per intere generazioni si è basato lo standard di vita delle famiglie. Era, inutile ribadirlo, anche il momento propizio perché molti emigrati potessero far ritorno, dai vari Paesi d’Europa o d’Oltreoceano, al proprio “nido” natìo per riannodare atavici legami di amicizia e di valori. Oggi, purtroppo, di tutto questo poetico sentimentalismo è rimasto ben poco: bisogna fare i conti giorno dopo giorno con problemi di varia natura (economici, demografici, esistenziali…) e, come se non bastasse, anche con le nefaste conseguenze della pandemìa che, in questo anno e mezzo, ha condizionato e non poco lo svolgimento non solo della normale quotidianità, ma non ha neppure permesso che, fra la gente, continuassero a rinnovarsi momenti di sincera aggregazione nel ricordo della religiosità dei padri. Il legame con la tradizione tuttavia è più forte di qualsivoglia contrarietà ed ecco allora che, grazie alla tenacia dei parrocchiani e del loro arciprete don Stefano Fracassi, pur se con le dovute cautele, si cercherà di rivivere al meglio quei momenti di preghiera e di riflessione che tanto sono stati cari alla memoria dei nostri progenitori all’approssimarsi della festa in onore di Maria Santissima delle Grazie. Il prossimo 2 luglio pertanto avrà luogo, a mezzogiorno, la supplica alla Vergine ed alle 19 la celebrazione eucaristica con panegirico; il giorno 11 invece, dopo le consuete celebrazioni religiose, nel tardo pomeriggio una piccola e semplice processione, con la sola presenza del parroco, si snoderà lungo le principali vie del paese recando con sé la sacra immagine mariana che, pur in una forma così sobria, siamo certi porterà un senso di conforto e di serenità agli abitanti, nell’attesa che il prossimo anno – virus permettendo – si possa tornare a dare anche esteriormente il giusto tributo alla Madre del Salvatore.