Se i ricorsi saranno uno o due come ipotizzato inizialmente dal consigliere del MoVimento 5Stelle, Nick Di Michele, all’indomani del passaggio tramite la presidenza del Consiglio dei Ministri, non è dato di saperlo. “Di sicuro impugneremo tutti gli atti connessi al procedimento”. Quello che è certo è “che un ricorso ci sarà. Valuteremo se tenere distinte alcune posizioni facendo uno o più ricorsi. Siamo ancora in una fase di pensamento strategico anche se abbiamo le idee chiare sui vizi da portare davanti al Tar”. Preferiscono non svelare ancora le carte “prima che il ricorso non venga depositato” Vincenzo Iacovino, Vincenzo Fiorini e Giuseppe Fabiano, gli avvocati che sono stati contattati da Comitato No Tunnel, MoVimento 5Stelle e Fiba Confesercenti per portare avanti la battaglia contro il tunnel e il progetto di riqualificazione del centro di Termoli. Al loro fianco, come consulente, l’architetto Beniamino Di Rico, docente universitario ed esperto di urbanistica.
Si affilano le armi in vista del consiglio comunale di domani e della presentazione del ricorso contro il progetto di riqualificazione del centro di Termoli. Sotto la lente è andata a finire l’accelerazione impartita dall’amministrazione comunale che dopo aver incassato l’approvazione da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri e aver ottenuto l’approvazione anche della III e IV Commissione consiliare ha deciso di portare l’argomento all’attenzione del consiglio comunale che si riunirà domani in seduta straordinaria. “Ci siamo resi conto che bisognava agire mettendo mano alle procedure amministrative e ricorrendo al Tar”, ha affermato il consigliere dei 5Stelle, Nick Di Michele ieri in conferenza stampa assieme agli avvocati, al consulente e al rappresentante dei No Tunnel Nino Barone. “Insieme alla Fiba Confesercenti, che ci dà una mano perché i ricorsi sono costosi, abbiamo contattato il professor Beniamino Di Rico e gli avvocati Iacovino, Fiorini e Fabiano che hanno accettato di seguire la causa gratuitamente”. E’ stato proprio Di Rico a spiegare uno dei vizi, a suo dire, della procedura. “La bontà del progetto potrà essere ratificata dai cittadini termolesi – ha affermato Di Rico – ma certamente non esiste pianificazione in assenza di condivisione sociale”. Sotto la lente, “e tralasciando le beghe del referendum”, è andata a finire l’assenza della Valutazione Ambientale Strategica.
“Questo progetto è in contrasto con la pianificazione generale del Comune di Termoli – ha affermato Di Rico – tanto che alcune delle opere che si dovranno realizzare ricadono all’interno di aree inserite come standard urbanistici. La procedura, però, presenta delle illegittimità legate alla variante al piano regolatore: anche se è semplificato trattandosi di un iter speciale ha bisogno di essere sottoposto alla valutazione ambientale strategica o all’assoggettibilità alla Vas per verificare, prima, durante e dopo il progetto se ha degli impatti ambientali. Nel caso di Termoli – ha proseguito Di Rico che ha portato a confutazione diversi casi avvenuti in tutta Italia – si tratta di una procedura che è insanabile perché non è mai stata iniziata e allora è annullabile per vizio di legge”.
Per Di Rico il procedimento di valutazione ambientale strategica “avrebbe permesso di capire il reale impatto ambientale di quelle opere” e dare la possibilità ai cittadini di intervenire “perché c’è anche il procedimento di partecipazione dei cittadini che non è volontaristico come in Termoli 2020 ma è un procedimento che prevede che in sede di valutazione ambientale strategica i tecnici debbano accogliere o rigettare le osservazioni dei cittadini motivandole”. Secondo il consulente “la Vas è necessaria perché c’è la presenza di un sito di interesse comunitario e si prospetta la realizzazione di un parcheggio superiore a 500 posti”. Un aspetto questo che, in realtà, era stato già sollevato nel corso della riunione di Commissione quando lo stesso Rup Mandrile, rispondendo al consigliere di opposizione Michele Marone, aveva negato che questo passaggio fosse necessario. L’avvocato Iacovino, invece, si è soffermato su un altro aspetto: “ci sono dei diversi profili che verranno portati all’attenzione dell’autorità giudiziaria civile, penale e contabile. Quello che abbiamo notato nella procedura, a parte la Vas, è anche la posizione del Ministero dei Beni Ambientali che ha dato un doppio diniego, paesaggistico e archeologico, al progetto. Sembra quasi, però, che non interessi che c’è una necropoli romana certificata e la torretta gemella del porto nel sottosuolo. Come si può cantare vittoria rispetto a una posizione che è stata accolta solo parzialmente? – si domanda l’avvocato Iacovino – c’è un vuoto su tutti gli aspetti legati al patrimonio archeologico certificato sotto Termoli”. Per il legale si tratta “di un’opera che sarebbe devastante per Termoli. Si parla di 500 posti auto ma nessuno spiega quale sarà la compartecipazione del privato. Chi gestirà i locali commerciali, il cinema e il teatro? Ci siamo chiesti perché il privato investe 14milioni di euro? E allora mi chiedo perché questo scempio per permettere di realizzare un tunnel e fare gli interessi di un privato? Perché bucare sotto terra una città che ha questo splendore?”. “Per quello che ci riguarda – ha concluso Di Michele – noi faremo di tutto per far capire ai consiglieri le responsabilità penali ed economiche che comporterà l’approvazione di un progetto del genere. Stavolta credo che qualcosa di forte potrà succedere riuscendo a bloccare l’opera. E’ una battaglia forte che siamo convinti di poter vincere”.
Mic. Bev.