Trivelle, l’assemblea interregionale a Termoli
Dopo l’ok all’emendamento dl Semplificazioni
Riunire le diverse esperienze di lotta al modello energetico centrato sul fossile e coordinare le prossime iniziative da mettere in campo. Questo il leitmotiv che ha caratterizzato l’assemblea interregionale dei movimenti anti trivelle in mare e in terra svoltasi nella giornata di oggi a Termoli e a cui hanno preso parte i rappresentanti di Ambiente e Salute nel Piceno, Coordinamento Nazionale No Triv, Coordinamento No Triv Taranto, Forum Abruzzese H2O, Comitato “I Discoli del Sinarca”, Italia Nostra Salerno, Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise. Un appuntamento, questo, che punta a consolidare il radicamento sui territori e propedeutico alla mobilitazione generale contro le grandi opere e per la giustizia ambientale in programma il prossimo 23 di marzo a Roma. A fare da sfondo l’emendamento al decreto Semplificazioni che prevede la sospensione di 18 mesi, in attesa della messa a punto del piano sulle aree idonee, dei permessi per la ricerca e la prospezione di idrocarburi approvato a gennaio dalle Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato. «Questo emendamento – ci spiega Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese H2O segna sicuramente un cambio di rotta rispetto al passato, ovvero rispetto al cosiddetto Sblocca Italia che faceva diventare strategiche e di interesse nazionale le attività connesse al estrazione di idrocarburi, poiché in questo caso abbiamo, seppur temporaneo, un blocco. Un blocco di che cosa? Di tutte le istanze di nuovi permessi di ricerca e permessi di prospezione. La novità più consistente è che vengono “congelati” anche i permessi di ricerca già rilasciati. Lascia invece non toccate le concessioni di coltivazioni già rilasciate, ovvero dove già si estrae (aspetto, quest’ultimo, obbiettivamente difficile da bloccare) né il Governo ha fermato un’altra cosa che secondo noi si poteva fare, ovvero le istanze di concessione di coltivazione (che sono sostanzialmente 5 in Italia)». Ma erché è stato predisposto questo fermo temporaneo? «Perché in questi 18 mesi, dalla data di entrata in vigore della legge (ricordiamo che non ancora viene approvato definitivamente il decreto semplificazioni), qualora venisse approvata, entro 18 mesi dovremmo avere un piano delle aree, cioè si ferma tutto in attesa di fare una pianificazione nazionale, che servirà a definire le aree in cui potranno operare le trivelle.Ovviamente noi siamo per rendere tutto il territorio nazionale non idoneo allo sfruttamento – spiega Augusto De Sanctis – non si può pensare solo a scavare». In questi Mesi – conclude – il Governo dovrà mettere nero su bianco la propria programmazione. Noi abbiamo questo tempo per portare avanti una lotta una campagna nazionale che vada sì verso un piano ma chiaramente il più restrittivo possibile». Una volta definito il piano (con passaggio in conferenza unificata e poi approvazione da parte del MISE, di concerto con il Ministero dell’Ambiente) nelle aree giudicate inidonee di fatto decadranno i permessi di ricerca e di prospezione e tutte le istanze per nuovi permessi. Invece le concessioni di coltivazione (cioè dove si estrae) già rilasciate andranno avanti fino alla prima scadenza del titolo ma non potranno ricevere proroghe. Nelle aree idonee, tutti i procedimenti (permessi di ricerca e istanze, concessioni di coltivazione, comprese istanze e proroghe) andranno avanti. Il piano sarà assoggettato, ovviamente, a Valutazione Ambientale Strategica. In quella sede enti locali, associazioni e cittadini potranno fare osservazioni. Con ogni probabilità regioni e agenzie ambientali vedranno riconosciuto il ruolo di Autorità con Competenze Ambientali, potendo agire sui documenti preliminari del piano.