Trivelle, «Il 67% del Molise occupato da concessioni e richieste di concessioni»
Stumpo: «Il Governo ha concesso uno stop ma deve essere ancora redatto il piano nazionale delle aree per la trivellazione e la coltivazione»
REDAZIONE TERMOLI
Il 67% della superficie del Molise occupata da concessioni e richieste di concessioni, per una situazione che diventa ancora più esplosiva sulla costa «dove pendono delle concessioni mostruose che arrivano a quella che dall’Emilia Romagna arriva fino alla Puglia che è di 1milione 200mila ettari». Sono questi i dati forniti nel corso dell’assemblea che i comitati che si stanno battendo per la tutela del territorio hanno tenuto a qualche giorno di distanza dalla marcia di Roma che ha portato in piazza oltre 100mila persone che hanno manifestato a favore della tutela dell’ambiente e contro le grandi opere inutili. Sotto la lente, quindi, è andato a finire anche il tema delle trivellazioni alla luce anche del decreto che è stato firmato nel gennaio 2019 che «ha sospeso tutte le concessioni già in essere e le richieste di concessioni. Il Ministro Costa – ha affermato Marcella Stumpo – ha detto che non firmerà altro ma sappiamo che c’è forte dissidio con la Lega che è favorevole. Diciotto mesi passano subito – ha proseguito la Stumpo – e se non viene redatto il piano nazionale delle aree idonee alla trivellazione e alla coltivazione di idrocarburi torneremo alla situazione del decreto Semplificazione del governo Renzi che ha dato il via libera a tutti alle trivellazioni. Non dimentichiamo che la superficie del Molise al 67% è occupata da concessioni e richieste di concessioni e che sulla costa molisana pendono concessioni mostruose che arrivano a quella che dall’Emilia arriva alla Puglia che è di 1milione 200mila ettari». Un tema, quello delle trivellazioni, che si interseca alla perfezione con la lotta per la salvaguardia dell’ambiente. «I problemi sono gli stessi un po’ ovunque – ha continuato la Stumpo – la marcia è stato un successo grandioso, la stessa Questura ha calcolato più di 100mila persone. Ci sono volute quasi tre ore per far arrivare la coda del corteo a piazza San Giovanni tutte le realtà si sono collegate, anche se ognuna ha parlato della propria vertenza era evidente che il discorso era una rete che ha coperto tutta l’Italia e ha chiesto la voce per l’autodeterminazione dei territori, quindi quello che deve atterrare sul territorio e quale è il progetto di sviluppo noi eravamo una delegazione non grandissima ma siamo stati molto presenti e facevamo parte di un terzo del corteo nata dall’assemblea di Termoli del 2 febbraio quando è stata lanciata la campagna che ha messo insieme Basilicata, Molise, Puglia, Marche Abruzzo e altre piccole realtà collegate quindi abbiamo fissato assemblea dopo il corteo di Roma per riportare la rete necessaria per essere più ascoltati consapevoli che le difficoltà ci sono. Quello che si porta avanti a Venafro con problema dell’inquinamento e della salute non è diverso da Termoli, Guglionesi o del problema di una futura biomasse a Montenero anche la lotta del tunnel rientra nella richiesta di autodeterminazione non siamo più disposti a lasciare che denaro e profitto decidano la vita delle persone e per riportarla a livello globale mettono a rischio la vita del pianeta. Se è vero che da Termoli sono partite tante lotte è anche vero che da soli non ci si salva ci si salva solo se si fa rete accusa stantia che ci viene tirata addosso di non volere le cose è stata cancellata dalla marcia di Roma perché il nostro cortile è il mondo facciamo una lotta locale per fermare la distruzione del mondo». Lotte che continuano anche nell’area di Guglionesi e Montecilfone dove il comitato I Discoli del Sinarca sta portando avanti la battaglia contro la devastazione del bosco Corundoli e il passaggio all’interno del polmone verde bassomolisano del gasdotto Larino-Chieti. «Il comitato in due mesi ha raccolto oltre mille sottoscrizioni al fine di scongiurare che i lavori di realizzazione del gasdotto deturpino una delle aree naturali più importanti del territorio – ha affermato Riccardo Vaccaro, de I Discoli del Sinarca – nelle prossime settimane consegneremo le firme e chiederemo al sindaco e a tutto il consiglio comunale di attivarsi affinché si eviti che il gasdotto Larino-Chieti attraversi il bosco Corundoli». Con la delibera 23 del 2018, infatti, il consiglio comunale «ha concesso alla società che sta realizzando l’opera la servitù di passaggio nel bosco Corundoli per la ridicola somma di 70mila euro. A nostro avviso si può ancora salvare il polmone verde di Montecilfone».