di Sergio Genovese
Il titolo non porti fuori strada perché non esiste nessuna preclusione nei confronti di una Regione che aveva il coordinamento ed il controllo istituzionale delle nostre attività calcistiche dal dopo guerra fino agli inizi degli anni novanta. Lello Spagnuolo, Paolo Albino e Sandro Del Rosso, affiancati da giovani un po’ impacciati ma desiderosi di collaborare ( Antonello Toti, Peppe D’Elia ed il sottoscritto) erano i referenti del calcio di casa nostra che utilizzava per la voglia di far rotolare un pallone, anche i campi non regolamentari. Era un contesto quasi parrocchiano che tuttavia non scoraggiava gli intrepidi dirigenti che spesso viaggiavano verso Napoli dai presidenti Buongiorno e Rania sempre più disposti a riconoscere qualche contributo in più per i Comitati Provinciali di Campobasso ed Isernia utile a comprare il giusto numero di francobolli per affrancare i Comunicati settimanali. Tempi pionieristici, intensi e belli perché chi collaborava non pensava ai titoli, alla carriera in Federazione e diciamolo pure senza ipocrisia, non pretendeva l’obolo di qualche rimborso nonostante si abusi spesso sul capoverso del volontariato. Oggi il calcio molisano si è trasformato, l’anticamera della sede attuale della FIGC è di gran lunga più grande degli uffici del calcio molisano dell’epoca pre-Di Cristinzi, dove trovavi tre sedie, una macchina da scrivere e due scrivanie sgangherate sulle quali a turno si preparavano le domeniche calcistiche. Ho enfatizzato l’epoca Di Cristinzi poiché, salvo un breve periodo di Pino Saluppo, il riferimento, per un lunghissimo percorso di ventotto anni, è stato sempre e solo lui. Quando è arrivato c’era Antonio Matarrese a guidare la FIGC, poi Abete, poi, Tavecchio, poi Gravina, mentre lui è rimasto sempre in sella senza far mai intravedere segnali di stanchezza. I progressi, senza dubbio, sono certificati soprattutto sul versante della impiantistica sportiva dove una filiera finalmente funzionante, ha stravolto la realtà che appariva mortificante. Tanti paesi si sono dotati di impianti assai dignitosi che hanno sostituito quelli con le pietre ed i buchi dove trascorrevamo la nostra gioventù. Tutto l’establishment del Calcio Italiano ha reso omaggio al Molise calcistico e ne siamo compiaciuti. Gabriele Gravina, con lo stile del manager moderato, ha ribadito che vuole riformare il calcio dandogli una veste più umana e meno sclerotizzata. Per raggiungere l’obiettivo ci vorrà uno sforzo comunitario delle leghe da sempre protese a ricercare spazi di potere sempre più egemoni. Ma la FIGC dovrà anche partire da un altro assunto: il calcio costa troppo. Dal semplice cartellino federale alle tasse di iscrizione ai vari campionati, le tasse appaiono zavorre anche per chi vuole mettere insieme un gruppo di ragazzi per costituire la squadra del quartiere. Sarà una impresa complicata per il Presidente, se ci dovesse riuscire ci troveremmo difronte ad una svolta epocale. Nel mentre, tornando alla nostra realtà, è stato un piacere verificare che in tanti hanno voluto festeggiare il nostro distacco dalla Campania che si è compiuto anche perché quando i periodi erano pionieristici, Lello Spagnuolo, Paolo Albino e Sandro Del Rosso trascorrevano i pomeriggi ad attaccare i francobolli. Forse quel calcio, per la sua purezza, ci manca un po’. Facciamo sempre molta fatica quando vogliamo immaginarci lo sport ed il calcio in particolare, senza i tanti retroscena con cui si convive che inevitabilmente ne hanno deteriorato la genesi ancestrale.