Tra riti religiosi e tradizioni Campobasso festeggia “Sant’Antuone” e apre al Carnevale (VIDEO E FOTO)
Alle 20 le attese maitunate a cura di Nicola Mastropaolo
CAMPOBASSO
GENNARO VENTRESCA
Un sole sbiadito e tiepido si è concesso alla città, nel giorno di Sant’Antuone, scritto proprio come lo pronunciano i campobassani, non solo del centro storico che tradizionalmente hanno cadenze più popolane, riportate a galla anche dalle maestre che fanno bene a insegnare ai bambini anche le storie del passato.
Scongiurato il maltempo, sempre in agguato quando c’è di mezzo la festarella rionale che, piano piano, il parroco don Ugo IannaNdrea e Nicola Mastropaolo che è il capofila degli organizzatori hanno trasformato in festa di tutti.
Due anni fa, tra sterili polemiche, si arrivò a far slittare di un paio di settimane il fuoco e la benedizione che sono le vere cariatidi del 17 gennaio. A cui si è andata aggiungendo anche la parte musicale, a base di canzoni popolari e di canti che vanno sotto il titolo di maitunate.
Come qualcuno ricorderà, una forte nevicata ridusse all’osso i festeggiamenti che trovarono spazio solo nel limitato spazio della piccola chiesa, la cui storia è condensata in un delizioso libbricino scritto da Simona Carracillo che sarebbe bene leggere. O addirittura studiare a scuola, con la “Narrativa”.
Sant’Antonio Abate è stato considerato il santo dei poveri. Forse perchè intorno alla chiesa, strette le une alle altre, sono sorte le case del borgo antico, di scarse pretese. Abitate da gente di basso reddito e socialmente modesta.
Sarà bene ricordare che il santo proviene dall’Egitto, visse ben 106 anni di stenti e al contrario di quanto si crede nel definirlo il protettore degli animali, preferì nutrirsi di prodotti vegetali anziché di carni, men che meno quelle di maiale. Ragion per cui l’associazione santo-porcellino ha ben altre radici che, qui, per ragioni di sveltezza di scrittura, non starò a raccontare.
BENEDIZIONE
A mezzogiorno, col vento che coi suoi capricci ha creato fastidiosi mulinelli affumicanti, è avvenuta la benedizione degli animali, somministrata da don Ugo, il pacioso parroco che con dedizione continua la sua missione, facendo la spola con Oratino, il paesello dove risiede con la sorella.
C’erano anche alcuni cavalli montati da giovani dell’etnia rom. Niente maiali, però. Troppo complicato trasportarli. Una volta i suinetti erano in libera uscita nella zona, mentre ora l’hinderland si è urbanizzato e non basterebbe il vecchio campanellino per poterli ritrovare.
C’erano al guinzaglio soprattutto cani, di piccola e media taglia. E un paio di impauriti micini, tenuti stretti nelle braccia di impaurite padrone, timorose di una zuffa perdente coi cani.
PROCESSIONE
Niente a vedere con i solenni cortei che attraversano l’intera città. Alle 17, prima del rosario che ha preceduto la messa, è defluita una minuscola processione nel quartiere, con un giretto di poche pretese, ma comunque piacevolmente accolto dai fedeli.
La celebrazione della messa, come per il passato, è stata affidata al vescovo Bregantini che si è attardato in una omelia attenta e piena di moniti.
MAITUNATE
C’è attesa alle 20 per lo spettacolo musicale. A base di canzoni popolari di cui si sono impadroniti anche i più giovani. Al termine, come vuole il canovaccio, Nicola Mastropaolo, assieme al suo “fratello” Antonio Mandato, accompagnato da quattro orchestrali, darà vita a un ricco repertorio di maitunate che ricalcheranno il collaudato filone di fine anno, a Piazzetta Palombo.
A TAVOLA
Molti campobassani a tavola hanno mangiato piatti di cavatelli accompagnati da tracchiulelle e salsicce. In Piazza i giovani scout hanno invece proposto pizza e minestra, salsicce arrostite e fave cotte. Per non far disperdere la tradizione e fare cassa per il sostentamento della loro sezione.