Toma si dimette da commissario ad acta: «Sub nominato senza il mio consenso. Istituto non efficace»

La decisione sarà ufficiale nella giornata di lunedì prossimo, 20 marzo, quando l’atto arriverà sul tavolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Ho svolto l’incarico a testa alta, schiena dritta e mani libere. Sono consapevole che pagherò un prezzo politico salato per aver difeso la sanità pubblica»

Come anticipato nella giornata di ieri, il commissario ad acta per la sanità della Regione Molise, Donato Toma, ha rassegnato le sue dimissioni che saranno ufficiali dalla giornata di lunedì prossimo, 20 marzo, e saranno consegnate sul tavolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel corso della conferenza stampa che è stata convocata per questa mattina, sabato 18 marzo, al Parlamentino della giunta regionale in via Genova a Campobasso, Toma ha stigmatizzato l’istituto del commissariamento definendolo «non efficace» soprattutto per il fatto che il sub commissario «è stato nominato senza il suo consenso e, da quando ricopre l’incarico, si è mosso in maniera non sincrona rispetto al commissario». Chiaro, senza essere evidente, il riferimento anche al recente accordo con il Gemelli Molise sull’erogazione delle prestazioni di Radioterapia.

L’ormai ex commissario ad acta ha anche rimarcato di aver combattuto con i governi nazionali Conte I e II per avere la nomina, poi ottenuta con il Governo Draghi «il “governo dei migliori” compreso me, evidentemente, che ringrazio per avermi scelto e appoggiato sempre», ha chiosato con un pizzico di ironia. Un incarico svolto «a testa testa alta, schiena dritta e mani libere sopportando calunnie e minacce per le quali – ha annunciato Toma – valuterò con i miei legali se ci sono gli estremi per agire in via giudiziale».

Nelle ultime settimane però gli eventi, da Roma fino al Molise tutto, hanno subito un’accelerata improvvisa, ma soprattutto decisiva. Basti pensare da ultimo, ma non certo da ultimo per importanza, all’incontro tenuto solo ieri sera da Toma con gli operatori e i rappresentanti sindacali del servizio di emergenza 118 per i quali «il Tavolo Tecnico ha dato parere non favorevole rispetto all’integrazione contrattuale per 40 medici da 300mila euro con la conseguenza che due postazioni saranno “demedicalizzate”. L’atteggiamento del Tavolo Tecnico, al quale parlerò in qualità di presidente della Regione – ha rimarcato -, non è stato corretto».

Com’è facile intuire, la vicenda non potrà non lasciare strascichi sotto l’aspetto politico rimescolando le carte nel campo del centrodestra in vista delle elezioni Regionali, indette dallo stesso Toma, per i prossimi 25 e 26 giugno. «Sono consapevole che pagherò un prezzo politico salato per aver difeso la sanità pubblica – ha concluso il presidente – ma non datemi già per morto». Per il dirla con il titolo di una famosa canzone del grande Franco Califano, “Non escludo il ritorno”. (Adimo)