Tasferimento di don Costantino: i fedeli di Larino non ci stanno e chiedono al Vescovo un passo indietro
Lettera aperta a Monsignor Gianfranco De Luca
«Eccellenza Reverendissima, chi le scrive è un gruppo di fedeli di Larino, per esprimerLe il disappunto in merito alle vicende che hanno interessato la nostra città e in particolare il trasferimento di don Costantino Di Pietrantonio ad altra Comunità. Non conosciamo le motivazioni che hanno spinto a tale avvicendamento, ma vogliamo esternarLe semplicemente il nostro disappunto. Vorremmo parlarle del diritto di cristiani, certamente non perfetti, di poter sognare nel 2018 una Chiesa che non è sistema di potere ed impenetrabile gerarchia ma che è luogo dove ci si confronta, ci si parla, ci si comprende, come tante volte abbiamo ascoltato dalla sua voce, del diritto di cristiani di rimanere davvero male e, perché no, anche di… indignarsi di fronte al comportamento di un Vescovo che, senza prima porsi in ascolto delle voci, di tutte le voci, prende delle decisioni dirompenti e devastanti per Comunità che nel giro di dieci anni, hanno visto avvicendarsi tre parroci. Vorremmo parlarLe della voglia dei cristiani di levare pugni stretti e serrati, alzati al cielo, in attesa vana di un dialogo vero ed aperto, che sembra impossibile o quantomeno improbabile… del sentirsi sempre più stranieri in quella che una volta era terra amica, la Chiesa…Madre, e troppo spesso matrigna.
Non riusciamo a vedere ragioni in tutto ciò che sta accadendo: sono pochi i membri di queste comunità? Altrove, in ben altri contesti, comunità ben più piccole hanno ancora il loro parroco. Non c’e la necessità del Centro Storico di aver un “parroco” che curi le tradizioni religiose e culturali, che si faccia vicino ad una popolazione soprattutto anziana? Ed in ultimo – e non legga ciò come espressione di becero campanilismo – non Le sembra che una Concattedrale abbia diritto a un suo parroco? Vero e non per procura? Infine, in un momento in cui la forte crisi economica e sociale ha colpito la nostra Città accentuandone le tante debolezze, privarla di una guida non è cosa facilmente comprensibile ed accettabile. In questi anni la presenza di don Costantino aveva riacceso speranze, ridato il sorriso a tanti bambini, aveva ritessuto i fili di una comunità; non si corre il rischio che quel terreno reso buono con tanta fatica possa ridiventare secco e arido? Non veda in queste parole la tentazione di rivolta e di abbandoni ma solo la richiesta del gesto che nessuno si aspetta. il gesto alto, intelligente, umile, profondo e tipico dei grandi uomini, che è quello di tornare sui propri passi, rivedere le proprie scelte, dire con un lieve ed illuminato sorriso «ho… sbagliato». Confidiamo nella sua capacita di discernimento, comprensione, intelligenza ed infine nel suo amore di Pastore per il suo gregge larinese. Forse un po’ troppo ribelle, ma sicuramente vivo, schietto e sincero. Abbiamo timore solo dell’indifferenza, della freddezza e del silenzio, che è la tomba del dialogo, dell’amore e la fine di ogni percorso. Speriamo che non sia così».