Tamponi e medici di famiglia, per Fismu l’accordo è inadeguato alla gravità della situazione

Ernesto La Vecchia, segretario regionale Fismu: «Nel nostro paese le montagne partoriscono topolini. Questo è il caso. Il governo avrebbe dovuto assumere medici per contenere nel territorio l’epidemia, gestire vaccinazioni e test»

Arriva la firma di un accordo tra Regioni, Governo e sindacati su diagnostica e test (obbligatori) sul Covid 19 negli ambulatori dei medici di medicina generale e in strutture pubbliche ad hoc. Critico, Ernesto La Vecchia, segretario regionale Fismu: “Siamo il paese delle montagne che partoriscono solo topolini. Invece di fare una campagna massiccia di prevenzione e test sul territorio con medici, strutture e personale ad hoc, si punta al titolo ad effetto per i giornali, marketing politico, ma di poco o nullo impatto per contenere l’epidemia nel paese. Secondo l’accordo di ieri sera, i medici di famiglia hanno un obbligo che oltretutto nei loro ambulatori non potranno rispettare perché insicuri e inadeguati. Ricordiamo l’80% degli studi dei medici di famiglia è in questa situazione. Nelle realtà di medicina associata, Ucp e Casa della salute, era già previsto fare i tamponi, anzi già si stanno facendo”. “Ma andiamo al merito – conclude Ernesto La Vecchia – di cosa stiamo parlando: di fatto di uno/due tamponi di media al giorno da fare in ambulatorio o in una struttura pubblica. Tutto ciò sempre che le regioni siano celeri a mettere a disposizione gli spazi per i test. La soluzione è e rimane quella che avanziamo da mesi: potenziare la medicina dei servizi assumendo 10.000 medici precari. Consapevoli del momento difficile che attraversa il paese Fismu ha demandato ad Intesa Sindacale ogni valutazione politica sulla firma dell’accordo».