«L’idea partorita dai boss calcistici Perez ed Agnelli e avallata con poca convinzione ( alla luce degli esiti finali), da altri 10 club europei, è durata poco più di un “gatto in tangenziale “ ma, ha avuto l’effetto di produrre un singolare record, un caso più unico che raro, anche nello strambo mondo pallonaro: compattare nell’avversare questa nuova proposta , allenatori invisi fra loro, giocatori, tifoserie, istituzioni sportive , leader politici europei e parlamento europeo. Credo che pronosticare una reazione di questo genere da parte di componenti così eterogenee , aveva quasi la stessa possibilità di vaticinare l’intrusione della terribile fase pandemica, nel quotidiano di ognuno di noi. Considerato però che per natura non ci piace sparare sulla croce rossa.. vogliamo provare a vedere se questa idea propulsiva del duo non colorato ( Blancos e Bianco e Nero) , era ed è così oscena, o, se magari, come continuano a ripetere Perez ed Agnelli, il loro Vajont calcistico, poggiava e poggia su argomentazioni di politica sportiva filantropiche .Difficile non censurare i tempi tipici dei ladri..notte fonda di domenica 18 Aprile, con cui è stata comunicata una decisione di questa portata; per non stendere poi un velo pietoso sui modi “Carbonari” con cui è stata partorita l’idea. Troppo elementare ( credo), chiedersi, perché una proposta spacciata per altruistica , generosa per l’intera piramide calcistica , anziché alimentarla con il più largo consenso possibile ( calcistico, sociale e politico), sia stata propugnata forzosamente con le stesse tecniche , tipiche dei colpi di mani dei regimi totalitari. La risposta scontata è che hanno creduto di provare l’azione di forza nella speranza ( vana) , di mettere tutti davanti al fatto compiuto, magari sperando che la confusione generale dettata dai tempi che viviamo, li potesse avvantaggiare. Mi sembrerebbe però, di far torto all’intelligenza di tutti i soggetti coinvolti, se non dicessi che una decisione con questo genere di risvolti, non potesse concretizzarsi furtivamente, a meno che non si è proprio disperati. Certo, la situazione economica di tanti club aderenti , a partire soprattutto dal duo fondatore, non è delle più rosee, ma, a noi, a giudicare anche dalla repentina ritirata, è sembrato un chiaro azzardo. Se la Superlega si fosse concretizzata, gli Americani della JP Morgan con il loro finanziamento di oltre 3 miliardi di Euro, avrebbero già in partenza risolto il problema economico di molti dei club coinvolti, anche se pure qui pareva evidenziarsi un certo egoismo, visto che Real e Juve avrebbero avuto in dote 350 milioni di euro , mentre Inter e Milan , per esempio, si sarebbero dovuti accontentare ( si fa per dire) di 150 milioni circa. Ma, del metaforico pasto luculliano, questo era solo l’antipasto, considerato che il business mondiale, in termini di diritti televisivi e marketing è difficile da quantificare, ma comunque si parla sempre di miliardi di euro, come unità di misura. Qual’era quindi , realmente, la componente filantropica per il calcio propagandata ora dopo la ritirata, da parte degli organizzatori ?Il fatto, certificato anche da uno studio Eca, che una parte dei giovani , anche alla luce della evoluzione digitale, soprattutto nella fascia d’età tra 16 e 24 anni, non è interessata al calcio, per via dello scarso appeal di match tra squadre nobili e meno; mentre lo sarebbe di più per gare tra squadre blasonate in un torneo chiuso, con un accorciamento del tempo di durata, allo scopo di catturare giovani e tifosi asiatici ed Americani, con culture diverse da quelle europee. A spanne, la valutazione più condivisibile. La leva, a sentir loro quindi, era quella di una realtà in preoccupante cambiamento. L’altro aspetto reclamato (questo più egoistico), è che i 20 club coinvolti, catturano quasi il 90 per cento degli appassionati di calcio a livello globale. Un po’ come dire: “ guardate che la popolarità di questo fenomeno, attualmente dipende dal nostro prestigio”. A chi li attaccava, nella prima ora, sul fronte argomentativo della tradizione calpestata, dello spirito della competizione sportiva ( francamente scarsamente opinabili) e, su quello del principio solidaristico che sarebbe venuto meno, la risposta, sia di Perez, che di Agnelli, è stata che il loro eventuale benessere, sarebbe poi a cascata finito anche sulle consorelle tradite, attraverso l’acquisto di calciatori. Promessa evidentemente da marinaio , considerata la specialità di questi club, di acquisire calciatori a fine contratto, gonfiandone l’ingaggio, senza corrispondere nulla al club di appartenenza, pratica che, per i più dubbiosi, il Real porrà in essere presto, con Alaba del Bayern. Merita però di essere approfondito un rapido excursus anche sulle organizzazioni sportive internazionali che , come spesso accade nelle contese, non è che appaiano scevre da critiche. Fifa ed Uefa, nonostante la pandemia in corso, continuano ad infarcire il calendario internazionale di competizioni inutili ( tipo mondiale per club, nation’s league) che non mi pare abbia uno spirito, ( ed uno scopo), tanto dissimile da quello della Superlega. Le federazioni nazionali di quasi tutti i paesi europei, niente hanno fatto per snellire i campionati, tagliando il numero delle squadre partecipanti allo scopo di eliminare partite inutili e razionalizzare di conseguenza i tornei internazionali. Una rivendicazione che ci sentiamo di condividere è anche la ripartizione che l’Uefa fa dei proventi della Champions, il cui valore è giusto non dimenticarlo è generato dalle squadre partecipanti, che avrebbero il diritto a reclamare una maggior fetta della torta che viene girata solo per un 30% circa ai club. Fatto sulla scorta di una base meritocratica, che per noi è un criterio inoppugnabile. Quindi ricapitolando: richiesta di maggiori proventi si, ma necessità anche di dotarsi di un “ Salary Cap ”, perché non si può prendere a modello la Nba Americana e poi pensare che i tuoi maggiori ricavi li usi senza regole, per strapagare i calciatori più famosi ma, non sempre funzionali: ( vero Agnelli?, vero Florentino ?).Tutto ciò, a danno di chi ( Atalanta?), magari sa essere più capace nel produrre calcio. Anche perché, se il criterio è l’arricchimento senza regole in nome del blasone, poi non è corretto limitare gli sceicchi che, cosa non risibile, mettono risorse proprie, non quelle drenate alla solidarietà delle consorelle».
Francesca Arbotti