Stefano Buono: “Il Molise da solo non ce la fa, parliamo seriamente di macroregione”

Stefano Buono, presidente di Partecipazione Democratica, componente del Pd, dice la sua nel dibattito sollevato dalle ultime iniziative di Toma sul Molisannio.

“La disquisizione di questi giorni sul “Molisannio” può avere il merito di “rinfrescare” il dibattito sulla esigenza di una diversa organizzazione territoriale e sulla evidente necessità di una riforma del regionalismo che, globalmente, non ha brillato per efficienza. La soluzione individuata da Toma e Mastella però non è quella idonea, non servirà.

La piccola “annessione” di una fetta di territorio non contiene al suo interno la possibilità reale di rilancio socio – economico di un’area. Occorre una visione ampia e complessiva che tenga conto del più grande contesto nel quale ci troviamo e si inserisca in una possibilità di riforma complessiva del regionalismo italiano.

La Macro Regione Adriatica che veda Abruzzo e Marche amalgamarsi con il Molise può essere la soluzione maggiormente adatta. Certo occorre una spinta dal basso che anticipi le dinamiche di rango nazionale. Questa necessità è determinata dal fatto che la Nostra Regione è troppo piccola e negli ultimi anni ha dispiegato inefficienza amministrativa.

Lo smantellamento della sanità pubblica e il perenne commissariamento al quale siamo sottoposti, il pesante e mai sanato debito sanitario, la mancanza di grandi infrastrutture, la mancanza di lavoro, il calo demografico inesorabile che rischia di condannare il Molise alla scomparsa.

Un’aggregazione che, soprattutto nel nostro caso, può e deve servire anche per la costruzione di un’etica della responsabilità pubblica che troppo spesso risulta non pervenuta e contribuisce al proliferare di atteggiamenti clientelari e di meccanismi di inefficienza amministrativa.

La capacità di fare rete è un qualcosa che deve essere esercitato e spintonato, capace di creare infrastrutture sociali utili allo sviluppo civico e quindi anche economico e politico di un territorio. Le grandi sfide che abbiamo di fronte e la complessità del mondo che ci circonda ci dettano questa strada.

Il processo sempre più importante di integrazione europea, l’importanza di collegarsi con il resto del mondo, l’esigenza di infrastrutture materiali e immateriali rilevanti, dei nodi logistici, dello scambio di informazioni tecnologiche sono solo alcuni dei tratti che impongono una riforma in chiave macro regionale.

Bisognerebbe cominciare a sfruttare i meccanismi che la vigente costituzione ci consente già, come la cooperazione rafforzata, per lavorare assieme. Un lavoro istituzionale che non può non affiancarsi con una riflessione e una legittimazione popolare sul tema che può passare mediante un referendum consultivo.

Ci lavoriamo da tempo anche assieme al Senatore Luciano D’Alfonso, Presidente emerito della Regione Abruzzo, con il quale il 29 febbraio del 2020 né discutemmo a Venafro lanciando la sfida. Lo diciamo da tempo e crediamo che il tempo sia ormai maturo per intraprendere un ragionamento concreto in questa direzione”.