Il regista britannico, acclamato e pluripremiato a Cannes, ha presentato a Roma il suo ultimo film passato da Cannes
Chi lo conosce sa che non è un regista dal cuore tenero. Il suo cinema è un cinema duro, aspro ma purtroppo veritiero. Negli ultimi anni della sua carriera Ken Loach ha voluto sfruttare la potenza mediatica della sala cinematografica per denunciare situazioni scabrose che coinvolgono l’attuale società. La maggior parte delle persone ignorano questi eventi perché avvengono in un contesto che non li riguarda. La volontà dell’ottantenne regista britannico è quella di aprire gli occhi al pubblico affinché capisca la difficoltà e la durezza del vivere in un contesto sociale sempre più moderno ma sempre più ingiusto. “Sorry we missed you” è un’operazione colta di un uomo che, oltre ad essere un grandissimo cineasta, è anche uno studioso umanista. La sua precedente opera cinematografica “Io, Daniel Blake”, era riuscita a portarsi a casa la Palma D’oro al miglior film al Festival di Cannes del 2016. L’ultimo lavoro, presentato alla recente edizione della rassegna in Costa Azzurra, non ha raggiunto lo stesso traguardo ma l’obiettivo del regista è stato in parte soddisfatto: “La mia speranza è che il film aiuti le persone a comprendere più che cosa significa essere sfruttati e mal pagati”. Nel corso della presentazione a Roma presso il cinema Quattro Fontane, alla quale ha presenziato, Ken Loach non ha risparmiato aspre critiche ad aziende come Amazon, Glovo e altre ree di sfruttare i propri corrieri senza neanche garantirgli i diritti essenziali che un lavoratore dovrebbe possedere. La storia di Sorry we missed you narra proprio di questo genere di situazione. Kris Hitchen interpreta un uomo di mezza età che a causa della crisi economica del 2008 ha perso la propria azienda e ha dovuto reinventarsi un nuovo lavoro. Viene assunto come corriere per le spedizioni in un’azienda che ricalca proprio le grandi major sopracitate. Debbie Honeywood è la moglie del protagonista, operatrice sanitaria presso case degli anziani; un personaggio al quale Loach e il suo sceneggiatore Paul Laverty, hanno dato una forte volontà e una dedizione unica nello svolgere il proprio incarico. La famiglia è composta anche dai due figli, interpretati da Rhys Stone e Katie Proctor. Lui è un ragazzo adolescente alle prese con diversi problemi comportamentali e avverso a seguire le regole imposte dalla famiglia, lei è la piccola della famiglia la quale funge più da osservatrice della situazione che non sembra mai destinata a migliorare. Loach infatti non è un regista da lieto fine e, come in Daniel Blake, anche Sorry we missed you è una parabola di eventi negativi e disavventure che vanno solo nello stesso senso. A proposito del finale, il britannico ha voluto specificare: “Se avessi inserito un finale diverso il film avrebbe perso la sua importanza”.
“Sorry we missed you” è un grido fortissimo di Ken Loach. Un grido che egli spera venga accolto da chi lo vedrà. “Questo film dovrà far guardare alcune categorie di lavoratori con occhi diversi rispetto a come li abbiamo osservati sin qui”. A chi gli chiedeva la sua opinione sulle grandi aziende, il cineasta inglese ha risposto “Sono compagnie che pensano solo al profitto. Hanno risorse pressoché illimitate ma pensano solamente a guadagnare ancora di più e ai loro interessi – e proseguendo nella sua denuncia – sono responsabili dello sfruttamento di migliaia di persone e anche del nostro pianeta. Oggi il lavoro dovrebbe essere più automatizzato e meglio retribuito. A me sembra che stiamo percorrendo la strada inversa”. Ma qual è lo sguardo sul futuro di Ken Loach? “Sono preoccupato. Stiamo esaurendo le risorse naturali e non si avverte quell’inversione di tendenza di cui parlano i nostri governanti”. Di recente Martin Scorsese ha annunciato che The Irishman potrebbe essere il suo ultimo film. Sorry We missed you potrebbe essere l’ultimo film di Ken Loach? A tal proposito il regista ha detto: “Finché avrò la forza di andare avanti proverò a fare almeno un altro film. Non so che tipo di film sarà e non so di cosa tratterà”, ci riserviamo di dire che un’idea già ce l’abbiamo. Al termine della presentazione del suo film, Ken Loach ha voluto incontrare personalmente una delegazione dei cosiddetti “Riders”. L’artista ha esortato i lavoratori a non mollare, a far valere le loro ragioni pregando affinché anche i sindacati diano loro l’aiuto che meritano. La forza di quest’ultimo film di Ken Loach è quella di essere un racconto molto potente capace di penetrare anche nei meandri dei più scettici che guardano alla situazione attuale senza troppo allarmismo rei, secondo loro, che le cose vadano bene così come sono.
STEFANO BERARDO

