SOCIETA’ – Amori falliti, il business dei tatuaggi

Secondo l?Istituto Superiore di Sanit? un terzo circa dei 7 milioni di tatuati ricorre allo specialista per rimuovere o modificare soprattutto per colpa di amori falliti.
Il tatuaggio ? un business, anche grazie ai “pentiti”!
Il tatuaggio ? una moda, uno stile di vita, un modo di comunicare se stessi, ma sempre pi? spesso ? anche oggetto di pentimento sulla scia della tendenza di quel tattoo-changing che fa nuovi proseliti soprattutto in estate. Secondo l?Istituto Superiore di Sanit? un terzo circa dei 7 milioni di tatuati ricorre allo specialista per rimuovere o modificare ci? che si ? fatto tatuare sulla pelle: il 41 per cento propende per la sostituzione, il 34 per cento per modifiche pi? o meno radicali e il restante 25 per cento se ne vuole sbarazzare una volta per tutte per ragioni estetiche (38 per cento), perch? si vergogna (35 per cento) e per cancellare un ricordo divenuto insopportabile (28 per cento).

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Tra coloro che cancellano uno o pi? tatuaggi, le donne sono pi? degli uomini (54 per cento contro 46 per cento): due su tre hanno un?et? compresa tra i 30 e i 40 anni, ma tra i 18 e i 29 anni la percentuale scende al 55 per cento e al 51 per cento tra coloro che hanno pi? di 40 anni. Si pentono un po? tutte le categorie, dai professionisti ai manager, dagli impiegati statali agli insegnanti, dagli impiegati agli operai.

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Ma di quali tatuaggi si pentono pi? di frequente gli italiani? Le iniziali dell?ex o il suo nome per esteso (61 per cento), i tattoo disegnati male o concepiti in modo non corretto dal tatuatore (45 per cento), quelli fatti con amici o parenti che non si frequentano pi? (41 per cento), disegnati in stile tribale (33 per cento), di grandi dimensioni e troppo evidenti (31 per cento), troppo colorati o con linee troppo marcate (28 per cento), gli stemmi o i campioni della propria squadra del cuore (25 per cento), i tatuaggi ritenuti imbarazzanti con scritte goliardiche o forme equivoche (22 per cento), quelli caratterizzati da elementi che riportano a ideologie politiche o religiose (17 per cento), quelli in cinese o giapponese di cui non si conosce il significato (15 per cento).