Dopo il sequestro la distruzione: in ‘fumo’ droga per 12 milioni di euro

TERMOLI – In tanti, quando i finanzieri hanno portato fuori dalla caserma di corso Fratelli Brigida le scatole e i pacchi incellophanati, si sono fermati a guardare la scena incuriositi, credendo si trattasse di qualche nuova retata antidroga. Tanti anche i curiosi che si sono avvicinati a guardare quello che stava succedendo dal vicinissimo mercato del pesce. L’attesa, però, è durata poco: non si trattava di una nuova operazione, bensì della “coda” di un maxisequestro di stupefacenti effettuato dal Reparto operativo e aeronavale di Termoli durante l’estate, quando i finanzieri riuscirono a intercettare e a recuperare in mare oltre una tonnellata di droga con l’arresto di due giovani scafisti albanesi. Ora l’ingente carico di stupefacenti sarà distrutto in un impianto a biomasse del nucleo industriale di Termoli. Una procedura prevista in questi casi e possibile solo al termine delle analisi di laboratorio che hanno accertato la sostanza e altri parametri del materiale sequestrato. Si tratta di marijuana. Tra i dati che riguardano il traffico di stupefacenti stroncato dai finanzieri spicca il valore che sarebbe maturato sulle piazze di spaccio. Una stima di sessantacinque milioni di dosi per un introito che si aggira sui dodici milioni di euro. L’impegno e la professionalità dei militari hanno evitato che il carico potesse raggiungere la costa e ora la droga è stata eliminata definitivamente. Resta alta l’attenzione sui traffici di stupefacenti che puntano sul Molise e sui territori limitrofi come luogo di scalo per poi distribuire la droga, hashish, marijuana o cocaina, sul territorio e anche in altre zone, basti pensare agli ultimi sequestri effettuati in Puglia cui ha collaborato anche il personale di Termoli. Sono diverse le operazioni messe a segno dalla Guardia di Finanza e dal Nucleo Operativo e Aereo Navale per contrastare movimenti sospetti in un Molise considerato anche come crocevia di traffici illeciti. Le indagini continuano e il monitoraggio riguarda non solo lo specchio d’acqua di competenza ma tutta l’area che comprende le possibili rotte dello spaccio tra il centrosud e l’altra sponda dell’Adriatico, in particolare l’Albania.