Sempre più sete e sempre meno acqua

di Marianna Meffe

A scuola ci hanno sempre descritto il clima mediterraneo, quello tipico dell’Italia, come caratterizzato da “estati secche e inverni piovosi”. Eppure, questa definizione non corrisponde più alla realtà.

L’area del Mediterraneo ha infatti vissuto quest’anno il sesto inverno più arido degli ultimi 63 anni.

Ce ne siamo accorti tutti, anche in Italia: le piogge sono state rare e la terra è assetata.

Le falde acquifere, che avrebbero dovuto fare scorta di acqua per fronteggiare il caldo dell’estate, hanno visto ben 6 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla norma

Anche il sesto rapporto IPCCha sottolineato come l’Europa tutta sia soggetta ad alti rischi: il Mediterraneo in particolare, data la sua capacità di riscaldarsi più in fretta di altre zone del pianeta.

Sarà proprio la scarsità di acqua una delle conseguenze con cui faremo di più i conti, a cui seguirà una riduzione dell’attività agricola e quindi della disponibilità di cibo.

Nella pagina 19 del Summary, si nota come nella regione del Mediterraneo anche un aumento globale di 1.5° e 2° (target ottimistico) comporta un livello definito “Alto” di rischio.

 E non è solo teoria: nella pratica significa che in Europa quasi 120 milioni di persone faranno i conti con una siccità estrema.

Pensiamo poi qui al Sud, dove i sistemi acquedottistici fanno acqua da tutte le parti (letteralmente): la maggiore vulnerabilità ci rende ancora più esposti a questi rischi.

I fondi del PNRR dovranno quindi coprire anche questo aspetto: è necessario investire sulla manutenzione della nostra rete idrica e sulla responsabilizzazione dei cittadini.

Altrimenti, l’acqua che abbiamo sempre dato per scontata, nel paese dei fiumi e dei laghi, diventerà un miraggio. E la vita un inferno (di nuovo, letteralmente).