Segre, «tristezza e vergogna per la cittadinanza negata»

La Rete della Sinistra: «Persa una bella occasione per dimostrare che l’odio vince sui valori perenni dell’umanità»

TERMOLI. «Resta la tristezza mista a vergogna per la cittadinanza negata. Si è persa una bella occasione per dimostrare che l’odio urlato dei nostri tempi e le posizioni partitiche esasperate non vincono sui valori perenni dell’umanità, e che davanti ai numeri tatuati sul braccio della senatrice Segre esiste una sola posizione: il rifiuto più netto e chiaro, quello che tante amministrazioni, anche di centrodestra, stanno esprimendo in questi mesi con l’atto simbolico della cittadinanza». Lo ha scritto in una nota la Rete della Sinistra a margine del consiglio comunale dello scorso giovedì, 19 dicembre. «A suo tempo Termoli – si prosegue nella nota – la concesse invece a Benito Mussolini (che a Termoli né era nato e né ci mise mai piede!): certo, erano altri tempi e altre situazioni… Ci pensò nella scorsa legislatura il nostro consigliere Paolo Marinucci, con una sua mozione, a rimuovere l’imbarazzante onorificenza. Noi sappiamo bene da che parte stare, davanti a certe scelte».

Nell’ambito della stessa assise, «ci rallegriamo per l’approvazione unanime della nostra mozione sul verde cittadino che comincia a mettere le basi per trasformare in atti operativi i principi contenuti nella dichiarazione di Emergenza Climatica approvata all’unanimità due mesi fa. Contiene molti punti cruciali per la città, tra gli altri l’obbligo di istituire il catasto arboreo e redigere il Piano Regolatore del Verde, dei quali il Sindaco deve rendere conto a inizio e fine mandato, stabilendo così un principio di responsabilità nella gestione del verde. Impone inoltre a chi costruisce la piantumazione di 10 alberi (non arbusti né cespugli, ma piante alte minimo due-tre metri) per ogni 100 metri di suolo edificato, escludendo la possibilità di fornire un corrispettivo in denaro. Viene così affermato il dovere di restituire alla città almeno una parte di ciò che si consuma del bene comune territorio». Infine, «sul tema sanità abbiamo dovuto votare, insieme ai consiglieri del Movimento Cinque Stelle contro l’ordine del giorno proposto dalla maggioranza. Sarebbe stato impossibile, per noi che ci battiamo da anni per la sanità pubblica, votare un atto che parlava genericamente di deroga al Decreto Balduzzi e si concentrava soprattutto sulla richiesta della nomina del Presidente Toma a Commissario alla Sanità; senza dire una parola sul convitato di pietra di questa emergenza, cioè su chi abbia causato questo debito e sulle precedenti gestioni, e soprattutto senza nemmeno nominare la abnorme predominanza del privato sul pubblico nella regione Molise, tema molto politico e scottante, che evidentemente non c’è alcuna volontà politica di affrontare. Ma senza dirimere questi nodi – si conclude nella nota – è inutile parlare di diritto alla salute e di difesa dei nostri ospedali: le cause intrinseche della distruzione resterebbero operanti».