Sbrocca-Roberti è scontro. L’ex sindaco: «In 6 mesi non ha fatto nulla»

Sotto la lente anche la questione dei rimborsi e del bilancio. «Il suo vice era il nostro assessore. Accusare i conti significa accusare lui. Questa è schizofrenia politica»

Da un lato la replica alle accuse che gli sono state mosse dal sindaco di Termoli, Francesco Roberti. Dall’altro lato delle analisi politiche riguardanti, di fatto, il “rapporto” tra il primo cittadino e il suo vice, Enzo Ferrazzano, e i programmi che l’amministrazione comunale ha per la città «perché dopo sei mesi ancora non vediamo nulla di quello che il governo cittadino vorrà fare». Un’analisi a 360 gradi quella dell’ex sindaco Angelo Sbrocca. Tirato “in ballo” da Roberti in una conferenza stampa convocata dopo un comunicato del Pd nel quale i democratici accusavano lo stesso Roberti di «vigliaccheria politica», e accusato di aver lasciato Termoli con un disavanzo di 1milione 500mila euro e una serie di rimborsi che presi senza averne titolo, Sbrocca ha voluto replicare. «Siamo di fronte a un sindaco confusionario che ha dato i numeri a lotto». Sotto la lente, in prima battuta, la questione dei debiti fuori bilancio per i lavori di somma urgenza dell’alluvione dell’estate di quest’anno che, secondo il Pd, Roberti avrebbe portato in ritardo in consiglio comunale. «Il sindaco ha dato una risposta accusando due dirigenti del ritardo – ha affermato Sbrocca – e noi di aver fatto lo stesso in passato ma non sa che quella norma che impone dei tempi per portare questi debiti in consiglio è del 2019 quindi non c’era ai tempi della nostra amministrazione». E ancora la questione politica. «Questo è un sindaco che fa conferenze stampa solo per accusare chi c’è stato in passato ma a sei mesi dalle elezioni non ha fatto neanche una comunicazione sulle proprie attività perché non ha fatto nulla. Non vediamo una programmazione per il futuro e constatiamo che le uniche inaugurazioni effettuate finora sono quelle di opere che abbiamo avviato noi». E ancora la questione finanziaria: «ci ha tacciato di allegra finanza ma non dice quali sono gli atti illeciti. Il disavanzo di cui parla lui, già trattato in campagna elettorale, è un disavanzo tecnico dovuto al riaccertamento straordinario che una norma del 2015 ha imposto per i residui attivi e noi abbiamo riaccertato dei residui attivi del 1982 per i quali non c’era una perfezione giuridica». E sotto la lente va a finire il “caso Ferrazzano”: «ci troviamo costretti a difendere anche il suo vicesindaco perché è stato il nostro assessore al Bilancio che ha programmato il bilancio e credo lo abbia fatto in maniera corretta e lecita. Quindi o si vuol far fuori, politicamente parlando, questo vice sindaco o non riesco a capire come si possano dire delle cose del genere accanto alla persona che è stato il fautore di questa programmazione che noi abbiamo avallato. Questa è schizofrenia politica. E ancora lui è stato consigliere di minoranza per 5 anni durante la nostra amministrazione, perché non ha mai detto nulla? E perché ha chiesto al Mef di venire a fare un controllo? Perché non è capace di farlo lui? E allora come fa a dire che i conti non sono apposto? Oppure si tratta di una mera strumentalizzazione politica? Se c’erano dei problemi sui conti perché non ha chiesto al suo vicesindaco e al dirigente che erano gli stessi della mia amministrazione?». E ancora le precisazioni sulle questioni dei rimborsi arrivata anche dall’ex assessore Pino Gallo, in conferenza assieme ai consiglieri Manuela Vigilante, Oscar Scurti e Andrea Casolino. «Siamo andati ovunque con i soldi nostri, sia nei viaggi istituzionali a Roma che a Pompano Beach». «Facevamo delle richieste che venivano liquidate con una somma che riguardava diversi mesi o anche anni. Mi sembra chiaro che unendo la vicenda di ieri a quella del mancato voto di commissione della variazione del piano triennale delle opere pubblica c’è una chiara questione politica nei confronti del vicesindaco».