Sanità, Toma: «Senza commissario danni enormi»

Il governatore insiste: «A me la nomina subito, lo prevede la norma»

REDAZIONE

CAMPOBASSO

Sono cinque mesi che il Molise è sprovvisto della figura, di vitale importanza, del commissario ad acta per il piano di rientro sanitario. Una vacatio che sta portando la nostra regione sull’orlo del baratro. Sono numerose le incombenze alle quali dover fronte ma che non si possono affrontare perché manca il commissario. Una situazione che sta diventando insostenibile, così come il valzer della politica. Quella nazionale, che ha da tempo comunicato la volontà di non affidare l’incarico al presidente della Regione, ma che, però, tergiversa sulla scelta. Decisione che, con molta probabilità, potrebbe arrivare in settimana. Nella giornata odierna o al massimo giovedì: date in cui sono in programma i consigli dei ministri e il titolare del dicastero della Salute, Giulia Grillo, potrebbe portare all’attenzione dell’esecutivo il nome per il Molise. Intanto il governatore Toma non molla e continua a richiedere a gran voce la nomina.

«La conferenza delle Regioni – ha dichiarato alla stampa il presidente a margine dell’incontro tenutosi venerdì a Venafro sulla possibilità di un accordo di confine per il Ss Rosario – ha affermato all’unanimità che il commissario ad acta per la sanità deve coincidere con la figura del presidente di Regione. Questo è quanto contempla oggi la norma. Hanno provato ad inserire nel decreto emergenza l’abrogazione di tale norma, ma opportunamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha stralciato quel passaggio perché non ha ravvisato la necessità e l’urgenza. E’ infatti una questione di legislazione ordinaria che deve essere discussa in Parlamento. E intanto sono 5 mesi – ha ribadito Toma – che il Molise è privo di questa figura con tutti i danni che ne derivano. Così come è fatta la norma – ha puntualizzato ancora il governatore – si deve necessariamente nominare il presidente di Regione quale commissario ad acta per il piano di rientro. E cambiare la norma potrebbe configurare profili di incostituzionalità perché questa è materia concorrente, vale a dire che sia la Regioni, sia lo Stato, possono legiferare per ambiti e competenze differenti: pertanto la scelta del presidente di Regione come commissario ad acta – ha concluso – contempera questa esigenza regionale e costituzionale».