CAMPOBASSO. La ricerca di un sistema sanitario di qualità che parta dalla sanità pubblica forte, organizzata, che garantisca un servizio universale, integrata da una sanità privata di qualità, è stata al centro della conferenza stampa che il senatore Roberto Ruta (Pd) e dal deputato Danilo Leva (Mdp) hanno tenuto ieri a Campobasso. Un incontro nel quale sono stati ripercorsi i diversi episodi che hanno caratterizzato il faccia a faccia con il commissario ad acta e presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura durante gli ultimi tre anni sulle strategie in campo sanitario.
Un confronto che, nel tempo, ha fissato dei paletti che riguardavano, in primis, il cambio della governance della Fondazione Giovanni Paolo II nell’ipotesi di riorganizzazione dell’ospedale regionale Cardarelli. “Un cambio che non c’è stato – ha commentato Ruta – e che dunque ci riporta indietro al febbraio dello scorso anno. Così come l’ipotesi dell’attribuzione dei posti letto: il 75% alle strutture pubbliche, il restante 25% a quelle private accreditate. Oggi nel piano operativo che sta per essere approvato prevede il 38,62 dei posti letto ai privati e il 62,38 per il pubblico. Un dato unico in Italia, una percentuale non riscontrabile in altre regioni italiane. E’ vero. Il presidente della giunta afferma che bisogna guardare al budget che prevede il 19% ai privati e l’81% al pubblico, però se la sanità non fosse fatta anche di posti letto non ci sarebbe il tema, non staremo neanche a parlarne.” Il senatore però, nel corso del suo intervento, ha voluto ricordare lo sforzo enorme per riportare i conti della sanità nella giusta dimensione. “Sotto questo profilo lo sforzo c’è stato tutto, perché avevamo una situazione drammatica con dei conti che presentavano un debito straordinario.” Il riferimento poi è passato alla recente intervista del ministro alla sanità Lorenzin e sulla vicenda dei Lea, per i quali il Molise, insieme ad altre quattro regioni, non ha trovato nel 2016 la promozione ambita. “Che il ministro Lorenzin stando a quel tavolo, prima approvi i piani operativi, poi dica che è importante mettere in ordine i conti ma che non è possibile che a pagarne le conseguenze siano i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte, ebbene a me suona molto strano. Se ti accorgi che a fronte di piani operativi vengono messi in discussione i Lea, non approvi quei piani.” In conclusione per Ruta “la battaglia portata avanti in questi anni per la sanità pubblica è una battaglia che non deve conoscere sosta, è una battaglia che noi abbiamo provato a vincere e che continueremo a portare con più forza e determinazione di prima. Sul diritto alla salute non arretreremo di un passo.”
Giudizio negativo da parte del deputato Danilo Leva e ovvia presa di distanze dalle politiche sanitarie messe in campo dal governo regionale. “C’è un’abitudine non buona in questa regione di addossare le responsabilità a fattori tecnici. Si parla di offerta sanitaria e si parla di budget, dimenticando che l’offerta si organizza intorno ai posti letto. A me sembra che in questa regione sia venuta meno la politica, quella che si assume le responsabilità, che esercita il suo ruolo in un rapporto meno subalterno rispetto al governo centrale. La reazione rispetto alle parole della Lorenzin sarebbero dovute essere altre, condite di maggiore forza, difendendo gli interessi del nostro territorio. Non nasce oggi il tema della sanità. I dati diffusi dal ministro evidenziano che quando collassa il sistema sanitario pubblico in un territorio, i diritti minimi dei cittadini non possono essere garantiti e tanto meno assicurati. Di questo un governo che si dice di centrosinistra dovrebbe tenerne conto, ma dovrebbe essere la bussola della propria azione politica. Lo squilibrio in favore dei privati non è giustificabile, nasconde una totale incapacità di riorganizzazione del sistema sanitario, che ci pone di fronte ad un commissario liquidatore e non un commissario che deve riorganizzare i servizi. Sta liquidando il sistema pubblico in maniera subdola, ovvero lasciando morire per consunzione le eccellenze che avevamo, le strutture ospedaliere pubbliche, senza riorganizzare i servizi ma utilizzando una logica di mercato.” Per Danilo Leva, infine, il tempo è scaduto. “Quando c’è caos si riparte dai fondamentali, ovvero dalla sanità pubblica che costruisce intorno a se una idea di welfare, di stato sociale, di diritti universali che devono contraddistinguere un governo di centrosinistra e intorno alla sanità pubblica noi vogliamo organizzare una proposta politica per questa regione. Ci abbiamo provato fino in fondo, ma registriamo l’impossibilità di approccio stesso alla questione. Di fronte a questo dobbiamo costruire una proposta forte, insieme alle associazioni, ai movimenti e agli operatori e, chi si chiude nelle proprie stanze senza ascoltare quello che fuori accade, commette un gravissimo errore di cui però non possono restare vittima i molisani.”