Sanità, l’inchiesta/capitolo I. «Sale operatorie ferme, disponibile una al giorno: ospedale devastato»
Rinunciare alla dignità e accettare che sia questa la realtà? Ora c’è chi dice no. E scende in campo per raccontare il disastro che vive la sanità molisana.
L’articolo 32 della Costituzione, i Livelli Essenziali di Assistenza, l’interruzione di pubblico servizio: tutto a forte rischio e spesso lettera morta.
Unica regione in Italia a non avere un ospedale Covid dedicato, le infinite liste d’attesa e, come se non bastasse, il taglio alle postazioni del 118. La sanità molisana sta vivendo il periodo più drammatico dall’autonomia ad oggi. Autonomia, evidentemente, sempre più a forte a rischio, ma questa è tutta un’altra storia. E la politica che fa? Si interroga? Giammai. E i cittadini? Al netto di qualche manifestazione dei pochi comitati rimasti a lottare contro i mulini a vento, silenzio assordante. C’è, però, chi è stanco di restare in silenzio e ha deciso di raccontare la propria storia. Noi del Quotidiano del Molise abbiamo deciso di raccogliere il grido di dolore di chi ha vissuto sulla propria pelle i drammi quotidiani di una sanità che non è più dalla parte del cittadino. Il perché non tocca a noi stabilirlo, anche se un’idea ce l’abbiamo. Viviamo quest’incubo a causa di un debito che viene da lontano. E chi ha prodotto questo debito? Risposte che spetterebbero alla politica. Noi, intanto, diamo voce a cittadini. Attraverso un’inchiesta che punta a portare alla luce i tanti disservizi (eufemismo). Entreremo negli ospedali molisani, nel Cardarelli in particolare, con le parole di persone che, loro malgrado, negli ultimi mesi hanno frequentato gli ospedali della regione. Lo faremo a capitoli perché il materiale raccolto è notevole.
La testimonianza più incisiva, e allo stesso tempo angosciante e spaventosa, è quella di Giuseppe (nome di fantasia), un uomo che ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita, a causa di una malattia, al Cardarelli di Campobasso ed è stato a stretto contatto con gli operatori sanitari. E da loro ha ricevuto testimonianze sconvolgenti. A partire, ovviamente, dalla carenza di personale.
«Mi hanno raccontato – dice Giuseppe – che ormai da anni nel nostro ospedale c’è carenza di anestesisti e la pandemia, ovviamente, ha aggravato questa situazione. Tale carenza di personale determina uno spaventoso allungamento delle liste d’attesa. Con la pandemia tutti gli anestesisti (tre sono andati in pensione lo scorso anno) sono stati impegnati nella Rianimazione Covid e le sale operatorie sono rimaste e sono deserte. Pensate – mi hanno ancora raccontato, prosegue Giuseppe – che un ospedale simile al nostro come quello di Pozzuoli che più o meno ha gli stessi posti letto, ha 34 anestesisti. Al Cardarelli ce ne sono al massimo 10. Per questo le sale operatorie sono deserte e negli ultimi mesi ce n’è una sola disponibile al giorno a fronte di otto reparti chirurgici, più le urgenze. Alcuni reparti operano due volte al mese, prima accadeva tre, quattro volte a settimana. La maggior parte dei reparti fa oncologia, più quelle altre patologie che rientrano nei Lea che hanno bisogno di interventi chirurgici. E purtroppo – mi hanno ancora riferito nell’ospedale, continua Giuseppe – non si opera più come si dovrebbe e c’è una devastazione. Al Cardarelli hanno tolto tutto.»
La scorsa estate, come ci ha confermato il dg Asrem Oreste Florenzano, per sopperire alla carenza di anestesisti, sono stati contrattualizzati a gettone medici che venivano da Pozzuoli. Un paio di anestesisti a settimana facevano funzionare le sale operatorie e si respirava maggiormente. Quest’anno tale eventualità non si è realizzata perché non si è riusciti a rinnovare la convenzione con la Campania, almeno fino ad ora.
Il racconto di Giuseppe prosegue e quello che ha saputo, vivendo quotidianamente il Cardarelli, lascia interdetti.
«La pandemia ha allentato la sua presa, la Rianimazione Covid è vuota, ma le sale operatorie continuano ad essere scoperte». E’ stato bandito un concorso per 8 anestesisti e con i tempi della burocrazia tra 8 mesi potrebbe essere conclusa la selezione. Ma nel frattempo, visto che gli anestesisti sono la figura più richiesta sul mercato, i medici vincono concorsi in posti maggiormente attrattivi e in Molise si continuerà a navigare a vista.
Giuseppe ci racconta ancora che qualche operatore tema che non ci sia chiarezza sui numeri degli interventi chirurgici. «L’attività sarebbe calata solo del 20-30% e ciò sarebbe giustificato con la pandemia. Ma sembrerebbe che ora facciano rientrare negli interventi chirurgici anche quelli eseguiti in anestesia locale, che non necessitano di anestesisti. Questo potrebbe spiegare il calo contenuto.
L’unica verità – conclude Giuseppe – è che la gente non può curarsi, è costretta ad andare fuori regione. Al Cardarelli – mi hanno riferito dall’interno, continua ancora Giuseppe – orami arrivano pazienti con tumori in stato avanzato perché nel nostro ospedale è stato fermo tutto per mesi, anche in virtù del fatto che il nosocomio è stato Centro Covid. E’ evidente che alcune patologie hanno la necessità di un intervento immediato per poter essere risolte. Ma la situazione da noi è davvero drammatica.»
Prima di riportare le altre testimonianze nelle prossime “puntate” della nostra inchiesta, concludiamo questo capitolo con le parole del dg Florenzano che abbiamo interpellato dopo la testimonianza, sconcertante, di Giuseppe.
«In vista dell’estate – ha replicato il dg – stiamo cercando soluzioni alternative a tutte le carenze di personale che abbiamo per cercare di potenziare tutte le attività, comprese quelle chirurgiche. Le criticità, come noto, le abbiamo sugli anestesisti e su pediatria. Per quanto riguarda gli anestesisti che sono venuti lo scorso anno da Pozzuoli – ha continuato Florenzano – stiamo interloquendo con la Campania, ma al momento ancora non riusciamo a rinnovare la convenzione perché anche da loro hanno una scarsità di questo personale.
Per tutte le altre questioni, compreso quella relativa al fatto che qualcuno afferma che i dati riguardanti gli interventi chirurgici non sarebbero veritieri, mi limito a dire che si tratta di gravi falsità. Polemiche strumentali che giungono sempre dalla stessa parte e alle quali siamo abituati.»
Per oggi ci fermiamo qui e crediamo possa bastare per dipingere un quadro a tinte fosche. Nei prossimi capitoli vi proporremo altre tre testimonianze dirette. A breve vi racconteremo di Francesca a cui hanno salvato la vita in provincia di Pavia. Qui da noi era in attesa e non sappiamo se adesso avrebbe potuto narrare la sua storia.
Mimmo di Iorio