San Valentino, vecchie tradizioni e nuove tendenze

di Fabrizio D’Aversa

San Valentino, come tutti ormai sappiamo, è la festa dedicata agli innamorati, che prende il nome dal Santo e martire Valentino di Terni. La festa è stata istituita nel 496 da Papa Gelasio primo, che riuscì così a cristianizzare la festività romana dei lupercalia, festività ricorrente dal 13 al 15 febbraio in cui si celebrava il dio fauno, protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi. I romani celebravano la propria festività facendo danzare i sacerdoti seminudi, con delle maschere di fango e con le membra spalmate di grasso, vestendosi con le pelli del bestiame offerto in sacrificio. Nel corso della storia la festività è cambiata completamente, soprattutto nella celebrazione, infatti uso ricorrente ai giorni d’oggi è quello di fare regali costosi al proprio partner oppure fare cene romantiche in luoghi particolari. Il simbolo dell’amore e del regalo d’eccellenza sono le rose: ogni colore ha un significato particolare ma, si sa che la rosa rossa è il colore dell’amore e della passione. Secondo la leggenda, in antichità le rose erano tutte bianche, ma essendo queste consacrate alla dea venere, dopo essersi tinte del suo sangue per caso, divennero rosse. È ormai una consuetudine anche quella di celebrare San Valentino scambiandosi le “Valentine”, delle lettere o dei bigliettini d’amore con frasi romantiche e tanti altri tratti caratteristici, tipici della festività, come disegni di cuori o di Eros, ovvero Cupido, il dio dell’amore. Proprio su questo si sono concentrati gli studenti del liceo scientifico A. Romita di Campobasso, su iniziativa di alcuni alunni è stata creata una scheda grazie a Google moduli, sulla quale tutti gli studenti hanno potuto inserire dediche rivolte a qualcuno cui sono interessati, i rappresentanti d’istituto poi hanno provveduto alla realizzazione materiale di queste “valentine”, che sono state stampate e recapitate ai diretti interessati, sia in forma anonima che non. Un’idea che magari ha aiutato anche i più timidi a fare un passo avanti, là dove ce ne fosse il bisogno. Tra le lettere, i fiori, i cioccolatini e tanto altro, la festa di San Valentino è sempre più particolare e colorata, ma come veniva celebrato l’amore in passato? Per rispondere a ciò possiamo prendere in considerazione i padri fondatori della nostra lingua, ad esempio Petrarca, che scrisse diverse poesie d’amore per esaltare il sentimento amoroso e la figura stessa della donna amata. Tra le rime più famose ricordiamo “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi“, dove esalta le bellezza terrena della donna, infatti tipico della cultura stilnovistica era la trattazione del dualismo tra l’amore terreno e quello spirituale, e dove si sofferma quindi a dire che l’amore spirituale risulta superiore in quanto è eterno mentre quello fisico e terreno no. Oggi risulterebbe forse offensivo o strano dire ad una donna che la sua bellezza finirà, ma a quei tempi si avevano valori diversi, anche se non poi così lontani da quelli moderni, che sotto alcuni punti di vista sono rimasti invariati.