Salute e malattia di genere, un seminario su formazione e informazione

L’interessante giornata si è svolta presso la Fondazione Giovanni Paolo II

DORETTA COLOCCIA

È stato questo il tema del convegno promosso dall’Ordine dei giornalisti, Consiglio Regionale del Molise, dall’Ordine dei medici di Campobasso e Isernia, dall’Associazione Onlus “Cuore delle donne” e dalla Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso. Mission del corso è stata diffondere l’importanza della cultura di genere attraverso la ricerca, la formazione e l’informazione. Nonostante le donne vivano cinque anni più degli uomini, gli anni di vantaggio sono spesso gravati da disabilità, principalmente correlate alle conseguenze determinate da malattie croniche e scarsa qualità della vita, con un maggiore impatto anche sulla spesa sanitaria. La dottoressa Cecilia Polito, nel suo intervento, moderato dalla professoressa Pina Sallustio, ha parlato della Cardiopatia ischemica nella donna e dell’equità ed appropriatezza delle cure. Della malattia cardiovascolare nella donna, hanno relazionato il cardiochirurgo Nicola Testa e il chirurgo vascolare Pietro Modugno, moderati dal professor Carlo de Filippo. Al dottore Amedeo Caruso il compito di evidenziare il ruolo del medico di base nella Medicina di Genere e nella medicina generale. Dal convegno è emerso quanto sia importante valutare l’influenza che sesso e genere hanno su fisiologia, fisiopatologia e clinica della malattia. Uomini e donne, per le differenze anatomiche e fisiologiche, pur soffrendo delle stesse patologie, si ammalano in modo diverso e rispondono in modo differente ai farmaci.

La donna ha un tasso di mortalità per malattie cardiovascolari e cardiocerebrovascolari molto più alto dell’uomo. Eppure, nonostante una donna su due muoia per malattie cardiache, contro il 38% dei maschi, si continua a parlare solo di malattie cardiache per maschi. I dati sulla maggiore incidenza negativa nella donna per infarto ed ictus furono osservati per la prima volta circa 30 anni fa, dalla cardiologa Bernardine Healy, fondatrice della Medicina di Genere. L’Italia, però, è rimasta indietro. Oggi c’è un approccio diverso, innovativo, se vogliamo rivoluzionario, alle diseguaglianze di salute, e non solo a partire dall’insorgenza e dall’evoluzione della malattia, dai sintomi, dalle diagnosi e prognosi, fino ai trattamenti.

Si tratta di una questione aperta non più rinviabile. Due anni fa è stata aperta presso la Fondazione Giovanni Paolo ll l’Associazione Onlus “Cuore delle donne”, un’esperienza fortemente voluta dal professor Carlo de Filippo e dalla professoressa Pina Sallustio, un’associazione che porta avanti progetti per la prevenzione delle malattie cardiovascolari della donna. Prossimo progetto, promosso in collaborazione con l’Università Cattolica e l’Istituto Superiore di Sanità sarà “Mammelle e cuore”. La Medicina di Genere comincia dalla prevenzione e dalla informazione.