Rosa o Blu: dove schierarsi

di Samira Spina

Cos’è uno stereotipo di genere?

E’ un’attribuzione legata a luoghi comuni che non corrispondono alla realtà”, o in altre parole una credenza o a un insieme di credenze in base a cui un gruppo di individui attribuisce determinate caratteristiche a un altro gruppo di persone.

Sin dall’infanzia si è soliti imprimere un’educazione sulla base dell’appartenenza di genere. Ne consegue l’impossibilità di distinguere la singola persona per le sue caratteristiche reali, ma come appartenente ad un luogo comune che impone dei limiti dettati dal genere. A partire dagli anni 80 si diffuse la consuetudine di indirizzare i bambini alla preferenza del colore blu, al preferire giochi quali soldatini, macchine, costruzioni … spingendoli quasi ad allontanarsi totalmente da quello che viene definito come il mondo femminile caratterizzato dal colore rosa, dalle bambole, dai trucchi …

Questo fenomeno subì ancora di più un incremento, infatti, scoprendo il sesso del proprio figlio prima della nascita, i genitori immediatamente si fornivano di decorazioni e giochi, appartenenti ai cosiddetti: “mondo maschile” o “mondo femminile”.

Violenze di genere

Sono note le differenze che portano a considerare lo stereotipo maschile con aggettivi quali dominante, aggressivo, coraggioso, forte e sicuro di se. Al contrario allo stereotipo femminile vengono attribuiti aggettivi quali debole, emotiva, gentile, timorosa. Questi valori, consuetudini e tradizioni spesso provocano un predominio maschile e quindi recano una possibile supremazia di un sesso sull’altro. L’organizzazione dei ruoli maschili e femminili causa violenze di genere, che spesso non vengono considerate tali ma che diventano una componente abituale. Ne consegue la consapevolezza di superiorità di un sesso sull’altro, che produce un senso di rassegnazione nella vittima che decide di non denunciare le violenze.

Diffusione

Da  una ricerca effettuata dall’Istat risulta che gli stereotipi più diffusi nei ruoli di genere sono: il 32,5%  “gli uomini sono addetti al lavoro e non alle faccende domestiche”, il 31,5%  “sull’uomo ricade la responsabilità economica della famiglia”. Il 58,8% della popolazione è sommersa da questi schemi mentali. Sono in crescita del 65,7% nelle persone di un’età compresa tra i 60 e i 70 anni e del 45,3% negli adolescenti. La diffusione è maggiore nel sud Italia e minore nel nord Italia.

Dunque la diversità, l’inclusione e le pari opportunità sono per tutti propositi a cui tendere. Tuttavia, la diversità, nel ventunesimo secolo, non dovrebbe essere considerata un problema; al contrario qualcosa a cui afferrarsi per un’evoluzione della società. Ognuno dovrebbe avere il diritto e la possibilità di poter essere la versione reale di se stessi, senza timore di sentirsi la componente differente del gruppo.  Conoscere cosa siano gli stereotipi è il primo passo per la loro distruzione.