“Ritorno agli inferi”, Lucio Pastore rientra in servizio e descrive una situazione drammatica

Ultimi giorni di servizio di Lucio Pastore, primario del Pronto Soccorso di Isernia. Il medico, sconsolato, afferma di aver trovato una situazione ancora più grave di quella lasciata qualche settimana fa e la descrive così in un lungo e drammatico post sulla sua bacheca FB:
“Dopo un lungo periodo di assenza dal lavoro per preservare la mia salute, viste le condizioni in cui siamo costretti ad operare, sono ritornato in servizio per gli ultimi giorni prima di andare in pensione.
Ho trovato una situazione ancor più disastrata dove il rischio di errore clinico è sempre più alto.
Non c’è mai limite al peggio. Cominciano a mancare farmaci e presidi sanitari, non è possibile eseguire esami importanti come l’emogasanalisi perché i tre apparecchi, presenti nella strutura ospedaliera non sono funzionanti, non si trovano posti per pazienti particolari, come quelli psichiatrici, né in regione né nelle regioni vicine e siamo costretti a trattenerli in pronto soccorso con rischi enormi.
Per la mole di accessi non si ha tempo di valutare con accuratezza i pazienti ed il rischio di commettere errori clinici è elevato. Dobbiamo lavorare con personale medico, che cmq ringraziamo, che non conosce bene la lingua ed è un ulteriore problema nel front office.
La paura di sbagliare spinge ad una medicina difensiva con richieste continue di esami e consulenze e accumulo di pazienti nei nostri locali. Il 60%del tempo lo dobbiamo dedicare a digitare dati e spesso non riusciamo a scrivere tutto quello che occorre perché non c’è tempo sufficiente. Non abbiamo posti letto per tutti i pazienti che necessitano di ricovero ed anche questi devono rimanere nei nostri locali.
Mai si era arrivati a condizioni così precarie e frustanti.
I partiti che con i loro dinosauri, vecchi e giovani, hanno determinato questo disastro, continuano a blaterare una difesa della sanità pubblica senza mostrarci uno straccio di progetto che possa far sperare in un reale cambio di rotta. Chiedono l’azzeramento del debito senza voler comprendere il motivo per cui si è formato e persiste nonostante la chiusura di ospedali, servizi e riduzione del personale. Così, dopo l’azzeramento del debito riprenderà la festa per spolpare il sistema e rigenerare altro debito.
I sindacati non esistono se non per fare un pò di ammuina e far vedere che dicono qualcosa.
Il personale interno è incapace di qualsiasi reazione al degrado e cerca di utilizzare spazi per trarre vantaggi, nel momento del declino, o per non essere individualmente travolto dallo tzunami.
La magistratura non tiene conto del degrado ambientale e della pericolosità delle strutture attuali ed interviene solo quando si determinano casi specifici di disfunzione.
I pazienti si sfogano su noi operatori e continueranno a scegliersi, come rappresentanti, nelle cabine elettorali, gli stessi dinosauri artefici di questo sfascio.
Ormai stiamo in uno stato cadaverico, nel termine etimologico della parola. Caro, persona cara o sistema caro come quello sanitario, dato ai vermi, cioè ridotto in polvere.
Mi chiedo perché sento ancora il bisogno, dopo tanti anni, di scrivere ancora queste cose.
Forse solo come testimonianza, a futura memoria, di un disastro annunciato e voluto in un mondo che non sembra avere alternative AMEN”.