di Sergio Genovese
Prima di essere aggredito da alcuni coatti dei social, a scanso di equivoci, preciso che sono tornato dal mare per assistere alla festa come faccio almeno da sessant’anni. La premessa serva a coloro che ricorderanno, alla fine degli anni novanta, il comportamento di una fetta di campobassani chic o shock, che appena sentiva il profumo dei croccanti di mandorle delle bancarelle, lasciava la città per allontanarsi da una storia popolare che, evidentemente, non era in linea con il casato posseduto. Ora le cose sembrano siano migliorate, i “nobili” avrebbero avuto un giusto ripensamento. Nella edizione di quest’anno, la gente ha partecipato con entusiasmo ma onestamente in tanti si sono annoiati nel sentire incessantemente che dopo due anni di pandemia era il momento della esplosione. Continuando così non insegneremo mai ai nostri ragazzi che in tempo di emergenza bisogna dare il meglio di se e sapersi adattare. Invece dalle varie interviste è emersa sempre questa iattura che avremmo portato sulle spalle del cui ricordo si omette di dare dignità agli oltre seicento molisani che sono morti mentre noi per fortuna, pur avendo subito il contagio, siamo ancora a discutere della bellezza della festa. L’organizzazione messa in campo è stata di livello non c’è che dire. Sull’esproprio dalla piazza del concerto clou avrei qualche perplessità da dover far emergere ma diciamo che alla fine si è metabolizzata anche questa scelta. Le facce che girano attorno alla festa sono sempre le stesse alcune non proprio adatte al ruolo che svolgono ma anche questo alla fine si deglutisce. Quello che non si può sopportare invece è la pretesa di molte mamme che nonostante i pianti a dirotto dei propri figli si ostinano a consegnare al diavolo in sosta il pargolo repellente alla maschera che accumula paura ed a tratti disperazione. In tutta onestà è un comportamento da condannare perché si esercita una violenza che non è comprensibile. Quale è il desiderio delle mamme quello di mettere sui social la foto del figlio annerito per guadagnare invidie da parte delle colleghe con cui riempiono le pizzerie il sabato sera? I bravissimi componenti della famiglia Teberino dovrebbero passare parola ai “diavoli “ i quali potrebbero evitare di prendere in consegna i bambini impauriti da restituire immediatamente alle mamme. Succede invece che tutto viene aggravato dagli stessi diavoli che imperterriti e con poca delicatezza ,spalmano il prodotto speciale per annerire il volto mentre i bambini rischiano le convulsioni. Ho visto diverse scene di questa portata in Piazza S.Leonardo ma la tv ce ne ha proposte tante altre. Non è che in nome della sagra dei misteri ci possiamo sentire autorizzati di seminare traumi ai bambini che sempre, non un giorno si ed un giorno no, vanno rispettati anche quando hanno mamme che si preoccupano della foto d’epoca e non delle angosce procurate. Ci scandalizziamo se una maestra muove un rimprovero al suo alunno ritenendolo quasi un atto di bullismo mentre assistiamo inermi e silenziosi a scene che non vorremmo mai vedere.