GENNARO VENTRESCA
Non avrebbe sicuramente sofferto il silenzio degli stadi, il nostro Fred. A cui piacevano i calci d’angolo, molto meno della musica. Come spiega in una struggente canzone che va sotto il titolo “Molise”. E in cui ricorda di aver venduto il pallone, per comprare la chitarra.
Fred, credo sia superfluo aggiungere, è il nostro Fred Bongusto, nato a Campobasso il 6 aprile del 1935 e morto a Roma l’8 novembre del 2019. A 84 anni.
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Fred era nato in Marconi, al 124. Una strada pavimentata di basole laviche, peraltro in discesa, scomoda per giocare a palla. Nella ristrettezza del luogo risultò più agevole sfondare le scarpe e rompere vetri davanti a Santa Maria. Dovendo fare i conti con il parroco che non ci stava a sentir saettare la palla, durante le sue funzioni religiose.
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Le prime partite che si chiamavano sfide, Fred le fece al Truck Pol, uno spiazzo pietroso alle spalle della Casa della Scuola di via Roma, con accesso da via Milano. I suoi agiografi raccontano che il cantante Doce doce preferì giocare in difesa, da centromediano. Così si chiamava il difensore centrale prima che Rocco inventasse lo stopper e Gianni Brera etichettasse il sodale come “libero”.
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Lo stile canterino lo resero unico e magistrale, non si hanno invece notizie altrettanto enfatizzanti sulle sue prestazioni calcistiche. Comunque sia, come tutti i giovani non si fece mancare le sue soddisfazioni anche sulla carbonella del Romagnoli. Le foto pubblicate sui social ce lo mostrano in pantaloncini e maglietta, assieme ad altri dieci compagni di squadra. Ognuno dei quali, interrogati a turno da curiosi e giornalisti ha raccontato versioni contrastanti.
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Tra i componenti della sua formazione bisogna ricordare Ludovico Socci che prima di essere il suo manager e addetto stampa gli fu compagno di scuola al liceo e amico. Lo stesso Ludovico, quando tornava a Campobasso raccontava davanti al Cafè do Brazil le partite giocate in ogni parte del mondo con Fred. Prima di prepararsi per le serate contraddistinte dagli spaghetti, insalatina e una tazzina di caffè a Detroit. Senza fare a meno di ammettere, che il dispensatore di sogni, nello sport mise al primo posto il tennis.
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La sera del 30 maggio del 2000, per festeggiare il salto in C2 della nostra squadra, Fred accettò con entusiasmo il mio invito (pagato, s’intende) di fare un concerto in Piazza Municipio, a chiusura della premiazione seguita da diecimila persone dal vivo e da un numero esagerato a Tele Regione, in diretta. Nel salutare gli astanti l’adorabile cantautore, definito “crooner”, diede appuntamento per l’anno dopo. Per la promozione in C1. Perduta per appena due punti. Sarebbe bastato vincere a Fasano alla penultima giornata, per superare sul filo del traguardo il Taranto. Nè andarono meglio i play off, vinti a sorpresa dal Sora.
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Con piacere ricordo che Fred si unì alla città oltre che a dirigenti e giocatori anche nel 1975, in occasione del prestigioso approdo in C del Campobasso di Franco Nucciarone. E non mancò all’appuntamento neppure in occasione dell’indimenticabile passaggio in B del team di Tonino Molinari nel 1982. In entrambe le occasioni si limitò a fare l’influencer, senza salire sul palco a cantare.