«Ponte Sente, ormai va tutto in malora»

Il presidente dell’associazione Almosava continua a battersi per la riunificazione dell’Abruzzo e del Molise

FRANCESCO BOTTONE

«Lo smembramento dell’Altosannio avvenne 60 anni fa quando si decise di dividere l’Abruzzo dal Molise, cosa che non hanno mai pensato di fare i residenti dell’Emilia Romagna, cui seguì la creazione di una nuova provincia, quella di Isernia, per cui l’Altosannio, comunità omogenea certificata da storici, ambientalisti, sociologi, geografi, linguistici, fu spartita tra due regioni e quattro province. – spiega il presidente dell’associazione Almosava, che si batte per la riunificazione dell’Abruzzo e del Molise – È stato impunemente mangiato, senza pane, dalla burocrazia, tra scartoffie, interessi privati, paure, scorrettezze, impantanamenti, timori. L’ultimo esempio è dato dalla inconcludente atteggiamento della Provincia di Isernia in merito alla viabilità, ormai sospesa da un anno, del ponte Sente. Il ponte Sente Longo è un ponte tra i più alti d’Italia. Alto 185 metri e lungo 1200 metri, prende il nome dal fiume Sente che scorre sotto di esso e da Francesco Paolo Longo, operaio che perse la vita il 4 maggio 1974 durante i primi lavori di scavo del ponte.

Collega la provincia di Isernia in Molise con quella di Chieti in Abruzzo. In particolare, collega Agnone, Poggio Sannita, Belmonte del Sannio in territorio molisano con Castiglione Messer Marino, Schiavi d’Abruzzo, Fraine, Torrebruna in territorio abruzzese. La sua chiusura è diventato un vulnus insopportabile per tutto il territorio. Una intera economia che ancora reggeva sull’esistenza di quel ponte, sta andando in malora. – continua l’agnonese, ex manager aziendale – Eppure, i politici e i burocrati molisani, in un’epoca in cui è possibile realizzare un grattacielo in pochi mesi, non riescono ad uscire dal guado burocratico che dura da ben 12 mesi, tra perizie tecniche che prima parlano di struttura con danni non rilevanti, poi di imminente rischio crollo, tra cambi di potere in provincia di Isernia, tra dicerie e maldicenze».