“Piazza Pulita”, terminati gli interrogatori di garanzia: parola ai giudici del Riesame

Operazione Piazza Pulita, sono terminati gli interrogatori delle persone coinvolte a vario titolo nel blitz portato a termine lo scorso 20 maggio da carabinieri e guardia di Finanza. Diverse le persone che hanno deciso di restare in silenzio, altri invece hanno fornito la propria versione dei fatti in merito alle accuse contestate dagli inquirenti. Molti hanno già presentato istanza al tribunale del Riesame di Campobasso per chiedere una misura meno afflittiva. Il 5 giugno il tribunale delle Libertà del capoluogo dovrebbe pronunciarsi sulle prime istanze presentate. In totale sono state 39 le misure cautelari portate a termine. Queste le misure inizialmente applicate: 20 persone arrestate e trasferite in carcere, altre 7 agli arresti domiciliari, 4 divieti di dimora in Molise e in Campania, 6 divieti di dimora in Molise, 1 obbligo di dimora a Campobasso e 1 obbligo di presentazione di firma alla polizia giudiziaria. Per quel che riguarda invece i numeri sono state 2.500 le condotte di cessione e di detenzione di stupefacente, con sequestri di sostanza stupefacente per un totale di circa 400 grammi di cocaina, 70 grammi di eroina e 3 chili di hashish a cui si aggiunge un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca di abitazioni, autovetture, quote societarie di due imprese molisane per un valore di oltre 1milione di euro di denaro proveniente dallo spaccio della droga. Le ordinanze di misura cautelare sono state firmate dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Campobasso, Teresina Pepe. Le indagini, durate due anni, coordinate dal procuratore distrettuale antimafia di Campobasso, Nicola D’Angelo e dal sostituto Vittorio Gallucci. Il “giro”portato a galla dagli inquirenti  riguarda droga, estorsioni, riciclaggio e auto riciclaggio di denaro. La base logistica era stata insediata a Bojano dove aveva preso dimora il capo dell’organizzazione, che aveva anche costituito due società con l’intento di farvi confluire i proventi dei propri affari. Il paravento era un’azienda per il commercio di pellet. Tra gli obiettivi, stando al teorema accusatorio, anche quello del racket delle estorsioni a imprenditori e commercianti molisani.