Ora legale: è l’ora di cambiare?

Una buona pratica di partecipazione: dal 4 luglio al 16 agosto prossimo la Commissione europea raccoglierà il punto di vista di cittadini, organizzazioni e stati membri su eventuali modifiche alle attuali disposizioni relative all’ora legale, in vigore dal 1980 e attualmente disciplinate dalla direttiva 84 del 2000.

Lo farà nel modo più semplice e intuitivo, in linea con i comportamenti dei cittadini europei: tramite un questionario online, disponibile sul sito ​https://ec.europa.eu/info/consultations​. La breve intervista è disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’UE, anche se si raccomanda la compilazione in inglese. Possibile, inoltre, per gli amanti della privacy, richiedere la pubblicazione in anonimo del proprio contributo, fermo restando che tutti i risultati verranno pubblicati sullo stesso sito. Ma cerchiamo di capire più approfonditamente il perché di tanta attenzione su questa tematica. La maggior parte degli Stati membri ha una lunga tradizione di disposizioni relative all’ora legale, per lo più derivanti da motivazioni di risparmio energetico a causa di periodi economici particolarmente critici quali le due guerre mondiali o la crisi dei prezzi petroliferi del 1979.

A queste motivazioni economiche se ne aggiungono anche altre, legate alla sicurezza stradale, all’aumento delle ore di luce da destinare ad attività serali ma anche a rapporti commerciali con paesi limitrofi. Dalla direttiva del 2000 è ora imposto a tutti i paesi di passare all’ora legale l’ultima domenica di marzo e di tornare all’ora solare l’ultima domenica di ottobre, indipendentemente dal fatto di trovarsi in una delle tre fasce di fuso orario in cui sono divisi i paesi europei.
In realtà la disponibilità di luce varia a seconda della localizzazione geografica degli Stati membri dell’UE: negli Stati membri settentrionali vi sono infatti sbalzi stagionali relativamente ampi riguardo alla quantità di luce a disposizione nel corso dell’anno, con inverni scuri caratterizzati da scarsa luce diurna ed estati luminose caratterizzate da notti brevi.

Sono proprio i paesi del nord a protestare maggiormente contro questa impostazione: già a fine ottobre 2017, in Finlandia, una commissione parlamentare aveva chiesto l’abolizio​ne dell’ora legale partendo da 70mila firme raccolte da un cittadino. Ma, in definitiva, perché valutare l’abolizione dell’ora legale? Sono stati compiuti studi in questi anni per comprendere i vantaggi o gli svantaggi dell’ora legale. Ad esempio, ​dalle ricerche emerge che i risparmi energetici complessivi dovuti all’ora legale, pur essendo stati una delle principali motivazioni per il regime attuale, sono marginali. Sotto altri aspetti i dati raccolti sono ancora insufficienti o comunque non concordi. In tema di salute, ad esempio, si ritiene da un lato che le disposizioni sull’ora legale abbiano un effetto positivo perché permettono più attività ricreative all’aperto, dall’altro alcune ricerche suggeriscono che le ripercussioni sui bioritmi umani siano maggiori di quelle sinora studiate. Il principale punto fermo è tuttavia che non possono essere concessi cambiamenti periodici a macchia di leopardo: ​consentire modifiche di orario non coordinate nuocerebbe al mercato interno, causando costi più elevati per il commercio transfrontaliero, disagi nel settore dei trasporti, delle comunicazioni e degli spostamenti personali e un calo di produttività nel mercato interno per i beni e i servizi.

Eliana Marinelli