Nuovo scandalo finanziario in Vaticano, compare anche il nome del molisano Gianluigi Torzi
Il broker di Larino noto alle cronache per il caso della villa al mare di Frattura, avrebbe ricevuto parcelle da 10 milioni di euro
«In Vaticano corruzione, peculato e truffa»: ecco tutte le accuse dei pm di Papa Francesco. L’Espresso, dopo l’inchiesta che ha svelato i contorni del nuovo scandalo finanziario in Vaticano, ha ottenuto nuova documentazione riservata dell’inchiesta aperta dai pm del papa su alcune operazioni immobiliari a Londra.
Nell’inchiesta vengono citati finanzieri come Raffaele Mincione e uomini d’affari come Gianluigi Torzi (risulta che la Segreteria di Stato nel 2019 avrebbe pagato a Torzi delle fees per 10 milioni di euro). Torzi, broker larinese, era già noto alle cronache molisane per il caso della villa al mare di Frattura.
Le carte citate dall’inchiesta del settimanale l’Espresso riguarderebbero l’acquisto di un immobile a Londra, finanziato da un fondo destinato a opere caritative gestito in massima parte da filiali svizzere e italiane del colosso bancario. Un affare da 200 milioni di dollari per un palazzo da 17’000 metri quadrati.
«Sono stati individuati – scrive il giornale – gravi indizi di peculato, truffa, abuso d’ufficio, riciclaggio e autoriciclaggio in merito a comportamenti di ecclesiastici e raider d’assalto, mentre in un’altra relazione il revisore Alessandro Cassinis ipotizza gravissimi reati quali l’appropriazione indebita, la corruzione e il favoreggiamento».
I business finiti nella lente degli investigatori riguardano acquisizioni effettuate all’epoca in cui era sostituto alla Segreteria di Stato il card. Angelo Becciu. Nell’inchiesta vengono citati finanzieri come Raffaele Mincione e appunto uomini d’affari come Gianluigi Torzi, le mosse di prelati come don Carlino e monsignor Alberto Perlasca.
Il settimanale evidenzia anche come la Segreteria di Stato possieda e gestisca dei fondi extrabilancio per 650 milioni di euro, “derivanti in massima parte dalle donazioni ricevute dal Santo Padre per opere di carità e per il sostentamento della Curia Romana”, ovvero l’Obolo di San Pietro.