Nuova non tutela dei beni culturali, i lavoratori di sovrintendenze, archivi e biblioteche dicono no

Indetta per il 21 marzo una giornata mobilitazione dopo le nuove norme che tolgono ancora più autorità e dignità intellettuale e professionale ad archeologi, storici dell’arte e architetti degli uffici territoriali del Ministero della Cultura

Il 21 marzo i sindacati confederali Cgil e Uil hanno indetto una giornata di mobilitazione, tramite assemblea nazionale, a seguito delle nuove norme sulla tutela che tolgono ancora più autorità e dignità intellettuale e professionale a archeologi, storici dell’arte e architetti degli uffici territoriali del Ministero della Cultura.

Con la pubblicazione del decreto-legge 13 del 24 febbraio scorso il Governo interviene con ulteriori procedure semplificative per quel che riguarda il rilascio dei pareri in capo al Ministero sui procedimenti che impattano sulla tutela del paesaggio e del patrimonio culturale.

Con l’esplicito obiettivo di sancire definitivamente l’esautoramento delle Soprintendenze territoriali, alle quali vengono lasciate in capo tutte le incombenze istruttorie ma nessuna possibilità di incidere sulla decisione finale, che viene esplicitamente demandata alla Soprintendenza Nazionale per il PNRR: una scatola vuota, riempita da esperti collaboratori esterni a cui il decreto-legge si premura di innalzare il compenso portandolo a 80mila euro lordi annui, mentre i funzionari delle Soprintendenze, specie delle regioni del sud Italia, che ricevono varie decine di progetti al mese da approvare e fanno i quadrupolo del lavoro rispetto agli esperti esterni ne prendono a malapena 35.000 lordi all’anno.

L’emergenza è ancora più accentuata in Molise, dove da parte delle speculazioni sulle energie rinnovabili industriali è in atto un attacco al territorio, al paesaggio, ai terreni di più alta valenza agraria vocati alle culture pregiate ed all’accoglienza agrituristica, e con questo indirettamente al turismo. Si sente sui canali nazionali, sia da parte di politici sia da parte di associazione ambientaliste, che le Soprintendenze bloccano la transizione ecologica: in ciò si sfrutta la poca informazione sulla realtà dei fatti che ha il cittadino medio, In realtà sula tavolo della Soprintendenza arrivano decine e decine di progetti, spesso tecnicamente irrealizzabili: persino fotovoltaici su aree di interesse archeologico, accanto ai tratturi, o parchi eolici tra i vigneti DOC o addirittura posti a ridosso delle case abitate esistenti. Forse è il caso di domandarsi se sia la tutela a bloccare la transizione ecologica, oppure sia la speculazione privata che opera in assenza di progettazione a bloccarla.

L’inaccettabile accentramento a Roma del potere decisionale sulla tutela dei territori, non solo opprime la dignità di lavoratrici e lavoratori, ma fa un favore alla speculazione capitalista delle energie rinnovabili togliendo non burocrazia, ma norme che tutelano il cittadino ed il patrimonio culturale delle comunità.