“Non una scuola di carta, ma un mondo nuovo”, lettera ai genitori

Il saluto di Mariella Di Sanza in una lettera aperta ai genitori per un futuro migliore

Cari genitori,
come già sapete dal primo settembre ho lasciato il mio incarico di dirigente scolastico. Abbiamo fatto tante cose insieme. Abbiamo immaginato un futuro diverso, migliore. Costruito itinerari, mappe. Inventato nuove geografie. Insieme abbiamo disegnato nuove latitudini e nuove longitudini. Non le elencherò qui. E’ il momento, ora, di dire una sola parola. Soltanto sei lettere: grazie.
Il 31 agosto ho organizzato un breve incontro di saluto e di ringraziamento alla comunità locale. La straordinarietà del momento non mi ha consentito di avervi vicino, come avrei desiderato, eppure voi eravate lì con me, ancora una volta protagonisti.
Buon viaggio, cari genitori, è il tempo di riallacciare i fili delle nostre idee, speranze, sogni. Di dare senso al passato e prospettive al futuro. Di immaginare, ancora, insieme, la scuola come un luogo di costruzione. Anche ora, che per me è arrivato il momento di fare un nuovo trasloco. Non si tratta, questa volta, di traslocare sedie, banchi, lavagne, ma di spostare la mia vita. Uno studio improvvisamente vuoto, l’essenziale rinchiuso in scatole sregolate e sgangherate, la vita che mi aspetta altrove.
Un trasloco è un viaggio. Si parte, si perde qualcosa, si rinasce. E’ un occasione per fare un bilancio, per spostare oggetti, ma anche ricordi e sensazioni. Rimettere insieme un puzzle che racconta una storia: non la mia, bensì la nostra storia.
Insieme abbiamo cercato di contrastare l’ansia, la paura, le intolleranze, specchio delle crisi di identità che sta attraversando il paese. Rafforzando la nostra identità, percorrendo sentieri inesplorati. Anticipando il futuro.
Comincio a riempire i miei scatoloni. In alcuni ripongo i nostri tanti successi, i traguardi raggiunti insieme a voi, le sperimentazioni, le innovazioni.
Un grande scatolone contiene i volti dei miei alunni. Sono loro che mi hanno fatto davvero crescere, caricandomi della responsabilità di individuare le piste di azione, necessarie a delineare il loro futuro. Mi hanno stimolato a giocare d’anticipo, a immaginare scenari futuri, a leggere segnali deboli e a ordinarli, ad anticipare il conflitto, a prevedere con anticipo i territori del benessere.
Guardo ancora i loro sorrisi, le loro debolezze, l’entusiasmo, le fragilità. Sono bellissimi nelle loro divise bianche e blu. Mi mancano davvero tanto. Non li vedo da marzo. Avrei voluto averli qui accanto a me in questi giorni. Mi avrebbero reso più lieve la tristezza del distacco.
Dopo un vita spesa a parlare di vicinanza, di accoglienza, di carezze, mi sono ritrovata a misurare le aule per distanziarli, per allontanarli dalle insegnanti e dai loro compagni. Non vedo più neanche i loro sorrisi nascosti dietro le mascherine. Eppure riesco a sentirli.
Mi dicono ancora che hanno bisogno di cura, di essere accolti da insegnanti che sappiano emozionarsi, che conoscono l’empatia, che siano in grado di rappresentare un esempio di entusiasmo, di fiducia nel futuro. Da soli non possono crescere e realizzare i loro progetti di vita. Hanno bisogno di famiglia, insegnanti, dirigenti scolastici, comunità locali. Tutti coautori di una storia da scrivere insieme. Una storia fatta di talenti e nuovi mondi.
Non vogliono una scuola di carta. Vogliono una scuola che sia un luogo di riconciliazione tra ideali individuali e collettivi. Vogliono un luogo di sensibilità, senza burocrazia. Un luogo di cultura e di condivisione. Vogliono una scuola dove si comunichi davvero. Parlarsi, guardarsi negli occhi e condividere uno sguardo sul futuro. Educare all’amore.
Le scatole sono tante e sono piene, le porterò con me, una per una.
Quante scatole con i vostri volti, cari genitori. Insieme abbiamo costruito lo scenario del futuro, disegnato lo spazio bianco di un nuovo mondo. Grazie anche per la fiducia e l’affetto di questi giorni.
Il nostro viaggio è stato bellissimo, sempre alla ricerca di nuovi sentieri, educativi ed esistenziali. Abbiamo costruito valori, meditato sugli errori, generato un clima del noi. Abbiamo sempre avuto chiara la meta. Questa era la meta: costruire.
Un augurio al nuovo preside, Posillico, affinché sia possibile continuare questo processo di costruzione.
Io, intanto, cercherò di trasformare questa esperienza, fatta al vostro fianco, in una nuova sfida.
E’ necessario andare oltre, ora, continuare a camminare, con l’entusiasmo, la passione, le competenze di sempre. La vita è un trasloco, ma ciò che veramente ami, rimane.
Mariella di Sanza