GENNARO VENTRESCA
Rivedo in cielo un vento di bandiere che si allargano. Erano altri tempi, migliori degli attuali. Ma state bene attenti: ne ho visti anche di peggiori, di tempi. Ma, sia ben chiaro, preferisco ogni volta rimuovere i giorni delle retrocessioni, delle penalizzazioni, delle fughe dei finti magnati, delle sconfitte pesanti, come quella di Portici (7-2) che ci spedì in Promozione (non c’era ancora l’Eccellenza). Rivedo tante cose e allargo le braccia. Ma, state pur certi, non ho mai visto un uno-due così stordente come quello di domenica. Peraltro, concentrato in 50 minuscoli secondi.
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Ho provato a fare gli scongiuri nel leggere, prima della sfida con l’Avezzano, i superbi post di molti tifosi rossoblù, intenti a stilare la nuova sognante classifica, confezionata con virtuale vittoria dei nostri e pareggio della capolista. E poi: “Tutti a Notaresco, a 20 euro” ho letto su FB. Trapattoni, chi era costui? Evidentemente non tutti lo ricordano. I suoi proverbi hanno fatto giurisprudenza. A cominciare da “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Il sacco rossoblù non è stato sigillato bene, evidentemente. Così il gatto è scappato, mentre partivano i titoli di coda.
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La Befana, dispettosa come un’arpia, mi ha portato un altro pareggio. Non contenta della beffa del Romagnoli ha voluto concedere il bis a San Siro, con 120 mila occhi puntati su Ibra, un ex grandissimo giocatore. Il Milan, come avrete notato, soffre da tutti i mali, a cominciare dalla stanza dei bottoni, per arricchire i conti di Scaroni, Gazidis, Boban e Maldini si vede costretto a scucire 10 milioni l’anno. Al solo scopo di evitare di ritornare per la terza volta in B. Altro che Champions.
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“A Notaresco per vincere” ha sentenziato in sala stampa Cudini, nella
conferenza in cui ha difeso prima se stesso e poi il resto, mettendoci dentro
anche gli indifendibili. Una domanda sorge spontanea: ma chi è il capitano
della nostra squadra? A me pare che, bracciale a parte, non esista. Il capitano,
caro Bontà, è un’altra cosa. E il discorso vale anche per Musetti che ho
etichettato come “capitano non giocatore”, come in Coppa Davis.
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Caro De Angelis, quando si costruisce una squadra si parte proprio dal graduato
con le stellette. Il messaggio lo invio anche a Mandragora che, come un pesce
in barile, vivacchia, senza assumersi specifiche responsabilità. I Mandragora
da veri e propri consiglieri di Gesuè si sarebbero dovuti imporre per
assicurare a Cudini almeno altri tre “pezzi”, per completare l’organico non
certo per far salire chissà di quanti piani la cifra tecnica.
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Voglio spendere una perlina per il diciottenne Pistillo di Baranello, compaesano di Raffaele Di Risio, da cui sembra non aver imparato molto. A parte la giovane età, il nostro conterraneo ha poche qualità per poter diventare un giocatore affidabile. Per crescere in fretta avrebbe bisogno di un autentico maestro pronto a impartirgli lezioni aggiuntive. Per adattarlo a destra, senza farlo incorrere in incredibili sfondoni.