“Vorranno i nostri parlamentari cercare di incidere sul governo nel momento in cui l’esecutivo eserciterà la delega? Il monito arriva dall’avvocato Antonio de Michele, componente per il Molise del Consiglio Nazionale Forense, preoccupato circa le sorti della geografia giudiziaria molisana alla luce degli scenari che potrebbe aprire la legge delega per la riforma del fallimento e delle procedure concorsuali, approvata mercoledì.
Con 172 voti favorevoli e 34 astensioni, infatti, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge n. 2681 recante “Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza”, già approvato in prima lettura dalla Camera lo scorso 1° febbraio. Il Governo avrà ora 12 mesi di tempo per adottare uno o più decreti legislativi che andranno a riscrivere integralmente la legge fallimentare e non solo: la delega infatti ha ad oggetto la riforma delle procedure concorsuali, la disciplina della composizione delle crisi da sovraindebitamento e il sistema dei privilegi e delle garanzie. A preoccupare è il fatto che quanto licenziato dal Senato non solo va a stravolgere l’impianto di una normativa risalente a 75 anni fa, ma rischia di veder privati della competenza in materia di fallimenti circa 40 Tribunali sparsi per lo stivale, e tra questi anche Larino. Il ddl prevede, infatti, l’istituzione di nuove sezioni specializzate, con le procedure complesse destinate solo ai tribunali distrettuali e la conservazione della residua competenza fallimentare nei tribunali con almeno 30 magistrati. E se il Ministro della Giustizia Andrea Orlando parla di “riforma di portata epocale”, l’esito verso il quale si sta avviando il ddl rappresenta per l’avvocato Antonio de Michele “la fine dei Tribunali minori”.
“La fine dei Tribunali minori non passa più attraverso la riforma della geografia giudiziaria, ma attraverso la riforma dei codici. Ed infatti il ddl di riforma della legge fallimentare approvato dal parlamento, senza praticamente alcuna opposizione, rischia di segnare la fine dei Tribunali minori in quanto demanderà le competenze ai tribunali delle imprese e le procedure di maggiori dimensioni e la ripartizione delle altre procedure solo nei tribunali con pianta organica di almeno 30 giudici. Una quarantina di tribunali , tra i quali quelli di Larino, perderanno le competenze in materia fallimentare. Le conseguenze saranno l’intasamento di molti tribunali circondariali cosiddetti medio- grandi, mentre quelli medi e piccoli finiranno per avere sostanziali cali nel contenzioso, ignorando completamente le specificità dei territori. Il tutto senza prevedere un congruo periodo di transizione”. In buona sostanza l’apprensione in merito alla nuova riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza deriva dal fatto che rischia di minare il principio della giustizia di prossimità. . Infine, ma non è un aspetto secondario, molti magistrati professionalmente esperti in materia fallimentare oggi lavorano nelle sedi circondariali. Con la previsione in esame, anche la loro esperienza andrebbe persa, a meno che loro non decidessero di venire spostati nelle sedi di tribunale che conservano la competenza.