Neptun, Antonio Sorbo: «Carte in Procura»

«Trovare verità e malloppo spetta ad altri. Certo i venafrani quel debito a Molise Acque finiranno di pagarlo tra cinque anni»

VENAFRO

Fallimento Neptun, l’ex sindaco, Antonio Sorbo, non ci sta, parla di una macroscopica ingiustizia e di colpevoli da individuare e inchidare alle loro responsabilità. Chiede anche che il curatore passi le carte in procura per verificare se esista l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta. Un intervento, quello di Sorbo, che rompe la quiete post elettorale nel Comune di Venafro e che richiama alle responsabilità tutti i soggetti coinvolti:
«È di questi giorni la notizia della dichiarazione di fallimento della Neptun, la società tristemente famosa a Venafro per essere stata protagonista di una vicenda inquietante che ha provocato danni enormi al Comune e, di conseguenza ai cittadini. La storia è nota a tutti: una quindicina di anni fa l’ente decise di far gestire le risorse idriche comunali a questa società privata. Un accordo voluto dall’allora amministrazione comunale e che non trovò alcuna opposizione da quella che all’epoca era la minoranza consiliare. Tralascio la cronistoria: il fascicolo è talmente voluminoso e ricco di elementi quantomeno controversi che bisognerebbe scriverci un libro.

La questione, ridotta ai minimi termini, è questa: 1) al Comune di Venafro l’acqua, che viene distribuita ai cittadini, la fornisce Molise Acque che all’epoca si chiamava Erim; 2) il Comune di Venafro per questa fornitura paga (e pagava anche all’epoca) circa 800 mila euro l’anno a Molise Acque (allora Erim); 3) questi soldi, di norma, vengono dal tributo versato dai cittadini che pagano, con la loro bolletta, il consumo idrico relativo ad una annualità. Il famoso accordo con la Neptun, oltre a tante altre cose, prevedeva che la Neptun incassasse i soldi dai cittadini, li versasse al Comune che a sua volta li girava all’Erim. L’Erim, infatti, non ha mai riconosciuto la Neptun come proprio interlocutore. Il ragionamento dell’Azienda regionale era semplice: l’acqua la fornisco al Comune e il Comune me la paga. Il problema è che la Neptun, come sanno i cittadini che hanno pagato in quegli anni le bollette alla società privata (che aveva gli uffici mi sembra in via Nicandro Iossio), i soldi li ha incassati ma non li ha versati al Comune che nel frattempo ha accumulato un debito enorme con l’Erim. A quanto ammontava quel debito? A circa 4 milioni di euro. Il Comune di Venafro ha dovuto pagare, e sta ancora pagando, all’ex Erim oggi Molise Acque circa 4 milioni di euro per la fornitura di acqua per il periodo antecedente al 2009. Quanti soldi ha versato al Comune la società che ha gestito privatamente l’acqua incassando i soldi dei cittadini? Praticamente zero! Il danno è stato doppio: 4 milioni circa di debiti verso Molise Acque + 4 milioni circa di soldi incassati dalla società e mai versati al Comune. Totale 8 milioni di euro. Per questa storia il Comune di Venafro ha rischiato il dissesto finanziario. Molto timidamente negli anni passati l’ente ha provato a recuperare queste somme. Nel 2005/2006 ad un certo punto c’era la possibilità da parte del Comune di chiedere il fallimento della Neptun, già allora dichiarata insolvente. Lo proponemmo noi dell’opposizione in Consiglio, ma l’amministrazione dell’epoca non se la sentì e quando poi ci ripensò e stava per provarci era troppo tardi. Infatti al danno si stava per aggiungere la beffa. Infatti la Neptun, per evitare il fallimento, decise di fare causa al Comune vantando crediti per diversi milioni di euro. E solo perché c’erano queste cause in piedi il fallimento fu evitato. Se fosse stato chiesto prima, come noi suggerimmo, la Neptun non sarebbe più esistita e non avrebbe potuto fare alcuna causa. Addirittura, però, accade l’incredibile: il Comune, sotto le amministrazioni precedenti alla mia, perse tutte le cause, sia in primo che in secondo grado, dovendo pagare anche parcelle per centinaia di migliaia di euro agli avvocati che l’avevano difeso e a quelli della controparte.

Quando siamo arrivati noi, nel 2013, avevamo due possibilità. La prima era quella più “comoda”, viste le sentenze sfavorevoli al Comune: far finta di niente e pagare, aggiungendo debiti a debiti e mandando in dissesto il Comune. Un comportamento che aveva valide giustificazioni visto che, avendo perso nei due gradi precedenti di giudizio, processualmente le probabilità di ribaltare le sentenze, per statistica, erano davvero poche. Qualche “solone” all’epoca disse che non ce n’era nessuna. Insomma, in caso di inerzia nessuno avrebbe potuto contestarci nulla. La seconda era quella più “scomoda”: tentare la carta del ricorso per Cassazione, rischiosa perché la Corte dei Conti avrebbe potuto interpretare questa azione come una sorta di “lite temeraria” (viste le precedenti sentenze) e quindi ipotizzare il danno erariale relativamente al pagamento delle ulteriori spese legali e degli interessi al quale il Comune poteva essere condannato. Questo d’altronde ci consigliavano di fare le opposizioni. Qualcuno tra i consiglieri di minoranza ci metteva pure in guardia: se fate ricorso in Cassazione e perdete – questo era il ragionamento di qualcuno di loro – poi parte la segnalazione alla Corte dei Conti e le spese le pagate di tasca vostra. Vostra di chi? Dei componenti della giunta comunale, perché la competenza per la costituzione in giudizio è della giunta. Di fronte a questo bivio tra starcene tranquilli e far finta di niente oppure rischiare in proprio per l’interesse della collettività e contro una chiara ingiustizia, noi abbiamo scelto la seconda strada. Abbiamo cambiato il collegio difensivo, nominato un nuovo avvocato e siamo andati avanti. Alla fine tutte quelle cause che prima erano state perse in primo grado e in appello, in Cassazione sono state vinte. Non solo il Comune non ha dovuto pagare nulla alla Neptun, ma la Neptun è stata condannata a pagare al Comune spese e altro. Il Comune potrà a sua volta recuperare le somme che ha dovuto versare agli avvocati della Neptun perché nei primi due gradi di giudizio è stato condannato al pagamento delle spese legali alla controparte e gli avvocati si sono fatti pagare perché avevano titolo.

Chiaramente tutti sapevamo che la Neptun ormai esisteva soltanto sulla carta. I milioni di euro che ha incassato dai cittadini venafrani si sono volatizzati, la società ha cambiato sedi e amministratori varie volte e l’ultimo amministratore non si è nemmeno ben capito chi fosse. Pare si tratti di un nullatenente originario del frusinate o roba del genere. Niente a che vedere con quelle persone (tante venafrane e molti volti noti) che, quando l’accordo si fece, ruotavano intorno alla società ed erano protagonisti di un via-vai continuo negli uffici di via Nicandro Iossio. All’esito dei pronunciamenti della Cassazione favorevoli al Comune, abbiamo incaricato gli avvocati dell’ente di mettere in esecuzione le sentenze e recuperare le somme sapendo che l’esito sarebbe stato quello dell’inevitabile fallimento della Neptun. Come infatti è avvenuto con la decisione di questi giorni che chiude quella procedura avviata da noi. Passi, quelli che abbiamo fatto noi, che si potevano fare 13 anni fa. Ora la Neptun è fallita, abbiamo messo un punto definitivo, ma il Comune e i venafrani non recupereranno nemmeno un euro di quei circa 4 milioni che all’epoca la società incassò senza mai versarli all’ente. Perché nel frattempo la società è stata spogliata di tutto. Non ha più nulla, nemmeno una penna biro. Mi sembra una grande ingiustizia che ancora oggi grida vendetta. Alla fine di tutta questa storia, la mia speranza è che il tribunale o il curatore inviino le carte del fallimento alla Procura penale per capire cosa è accaduto e se sono stati commessi illeciti penali. Mi sembra che nel codice penale italiano esista un reato che si chiama “bancarotta fraudolenta”. Per quanto mi riguarda posso dire che noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Abbiamo evitato con un atto di coraggio, che forse un giorno qualcuno ci riconoscerà, e assumendoci un rischio personale, che al danno si aggiungesse anche la beffa. Trovare la verità e il malloppo spetta ad altri. Se ne hanno voglia. Certo il Comune di Venafro e i venafrani quel debito con Molise Acque finiranno di pagarlo tra cinque anni…».