Nel segno di Oronzo Canà

GENNARO VENTRESCA

Chi è il riciclato? E’ un opportunista doc, un trasformista nato, un voltagabbana di professione. Sta sempre con chi vince, perchè fiuta sempre il vincitore. E’ un furbo di sette cotte che non fa mai ciò in cui crede, anche perchè non crede in nulla, o solo in quello in cui, di volta in volta, gli conviene credere. Sposa le cause di moda non perchè buone, ma perchè di moda. Non va contro la maggioranza. Non ha idee e non ha ideali, salvo abbracciare quelle del momento.

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C’è un mondo di trasformisti non solo nei correnti ceti sociali, state pur certi che non si scherza neanche in quello dei calci d’angolo. Dove si discetta col linguaggio sempre più forbito e alato  e si fanno le pulci anche ai povericristi che tirano fuori i soldi e permettono che piccole e taccagne piazza come la nostra possano godere il quattroquattrodue, il quattrotretre e persino il cinquecinquecinque di Oronzo Canà, una vera cima. Altro che Guardiola o Sarri. E’ Canà il vero mago del pallone.

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Ogni occasione è buona per salire sul pergamo, restandoci finchè gli conviene. Una volta non c’era bisogno del colle, bastava farsi una stesa per il corso e sostare un po’ davanti al Bar Centrale per trovare l’humus dei calci d’angolo. Di quei giorni si sono perdute le tracce, ma tanto basta per avercela con il mister, il portiere, il centrattacco che segna poco, persino col patron che assicura sicurezza gestionale e dispensa sorrisi ben auguranti.

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C’è un gruppetto di tifosi da tastiera che ha le antenne più sensibili di un radar. Con un niente afferra un messaggio che giunge da lontano e lo adatta a suo piacimento. E’ bastata l’inattesa sconfitta della capolista per spargere tra loro un incredibile ottimismo. Come se 12 punti fossero pochi sono venute giù una serie di congetture. Di corsi e ricorsi storici. E’ stata messa in dubbio anche la strapotenza del Palermo che nelle ultime tre ha lasciato cinque punti, riaprendo virtualmente la corsa alla Lega Pro del suo girone.

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E poi c’è il precedente dell’Avellino. Alla fine della prima fase del campionato, l’anno scorso, era in grave ritardo rispetto alla capolista. Con accorti correttivi di mercato cambiò faccia e raggiunse la fuggitiva, per poi superarla allo sprint. Sognare, sognare si può e si deve nella vita. Figuriamoci se si vogliono tagliare le ali ai gol e alle vittorie. Viva la vita, ma attenzione a non caricare, a questo punto, di eccessive responsabilità i nostri ragazzi. Che da quando hanno trovato la quadra si sentono leggeri e sono in serie positiva da nove partite.

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Chioso ricordando che il girone di ritorno si annuncia tosto per i nostri colori. Bisognerà fare di conto sin dalla prima trasferta col Notaresco, e sempre fuori bisognerà vendere cara la pelle sui campi della Recanatese, Matelica e Montegiorgio, il meglio di quanto visto all’andata. Fa indubbiamente bene sognare, ma restare pragmatici credo che sia necessario.