+”Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”. (Gv 3, 16-17).
Il modo sbagliato di farsi un’ idea di Dio è
anche il più diffuso: applicare un’ operazione astratta della ragione, ovvero:
sviluppare all’infinito quelle che sono le qualità e le virtù più nobili di un
essere umano. Ad un certo punto però, arriveremmo a concepirlo come un
“superman” e nulla più (1 Tm 6,16). La procedura più corretta
potrebbe essere quella di individuare l’attributo divino che splende di più: la
Carità, facendo la stessa operazione: sforzarsi di immaginare un amore che sorprende
sempre tutte le nostre aspettative; bisogna perdersi proprio in questa luce per
essere rigenerati. Al dire il vero tutte le virtù divine non sono che le tante
facce del stesso essere Amore, il quale si esprime in modo diverso a seconda
delle iniziative necessarie al suo disegno di Salvezza. Nel suo insegnarci
l’amore, il nostro Creatore, raggiunge lo zenit nell’inaudito evento
dell’incarnazione. La generosità divina è così grande da trascendere le nostre
capacità di comprensione. Se il Figlio è l’amato, ovvero colui che il Padre ama
sopra ogni cosa, come può donarcelo senza cadere nella contraddizione di tenere
più a noi? Come può Dio amarci più di suo Figlio? Tanto da permettere che egli
si spogli della sua Divinità per abbracciare in tutto le fragilità della nostra
condizione umana? (cfr Filippesi 2, 5-11). Questo “dono totale” non è
solo del Padre: Egli dona il Figlio, il Figlio dona la sua Vita, e lo Spirito
continuamente si spende per la nostra Salvezza, scegliendo di abitare un mondo
che non lo vuole accogliere. Chi di voi darebbe suo figlio, la sua vita e la
sua gloria per la salvezza di qualcuno che gli è indifferente o addirittura
ostile? Noi non lo faremmo mai, ma Dio l’ha fatto! Oggi celebriamo la grandezza di questo dono ed il solo considerarla
dovrebbe farci piegare le ginocchia per una profonda e grata adorazione.
Contempliamo l’Amore perfetto per purificare il nostro che, anche nello scambio
di doni sotto l’albero, rischia di restare un “mercato affettivo”. Il
donare di Dio è così gratuito che, oltre a non accettare guadagno, sa rischiare
ciò che più ama.
Fra Umberto Panipucci