Monte Vairano, un’area abbandonata che potrebbe portare lavoro

Reportage lungo i sentieri e le strutture di Monte Vairano, immenso polmone verde alle porte di Campobasso

Un’immensa area verde a ridosso del capoluogo di regione che si estende in tre diversi comuni (Campobasso, Baranello e Busso) e che è annoverata come area Sic, ovvero sito di interesse comunitario. Al suo interno una varietà naturalistica e faunistica importante e sotto la superficie sono emersi negli anni numerosi resti di un antico insediamento sannitico.
Stiamo parlando di Monte Vairano, il monte che sovrasta la città di Campobasso e dove hanno trovato posto l’ospedale Cardarelli e la Fondazione Giovanni Paolo II. Nonostante la vicinanza dal centro cittadino e la sua centralità all’interno della regione, l’intera area sembra essere una perfetta sconosciuta per la maggior parte della popolazione che ignora sia le bellezze presente al suo interno, sia gli enormi investimenti fatti da vari enti nel corso di decenni. Oggi giace così, abbandonata e non valorizzata, con i suoi tesori in balia del degrado.
Partiamo con il nostro tour a Monte Vairano in auto, accedendo dall’ingresso presente dalla SP42 per Busso. Superiamo un ampio parcheggio che ospita ormai soltanto coppiette che cercano tranquillità lontano da occhi indiscreti, e ci imbattiamo in un cartello con la scritta “Aquilonia”. Sull’argomento c’è ancora un certo dibattito ma gli studiosi sembrano aver localizzato la mitica città sannita di Aquilonia proprio a Monte Vairano. Percorrendo un lungo sentiero brecciato si giunge agli scavi. Le basi degli edifici in pietra e le strade lastricate si perdono tra l’incuria e le erbacce che ne impediscono una visione d’insieme. Reti arancioni da cantiere ormai cadute “delimitano” il cuore dello scavo, dove da diversi metri di profondità riemergono ulteriori elementi architettonici.
Angosciati da tale visione continuiamo lungo la strada brecciata in direzione Campobasso trovando sul nostro percorso decine di ramificazioni di sentieri pedonali, segnalati ormai da cartelli decadenti e scoloriti, panchine e aree pic nic, punti di osservazione panoramici sul Matese e l’immenso recinto una volta abitato dai cervi.
Dopo qualche chilometro si giunge in un nucleo di strutture immerse nel verde, ex punti di ricerca dell’Università che effettuava gli scavi, totalmente abbandonate. Porte serrate, vetri delle finestre per lo più spaccati, pali dell’illuminazione divelti, steccati in legno ormai distrutti.
Terminando il percorso arriviamo nei pressi dell’area bungalow (a poche centinaia di metri dalla Fondazione), oggi gestita dal Congeav, e utilizzata principalmente come campo base e rimessa per mezzi di soccorso.
In molti ricorderanno che anni fa il campeggio era accessibile ed era possibile pernottare nelle strutture e consumare pasti all’interno di un ristorante. Inoltre vennero organizzate numerose serate musicali.
Oggi Monte Vairano è morto, spento e abbandonato. Un’area immensa che potrebbe essere sfruttata come luogo ideale per tutte le attività all’aria aperta. Trekking, mountain bike, arrampicata, tiro con l’arco, giochi tattici, ecc. Speriamo che associazioni volenterose di fare qualcosa di bello e utile possano farsi avanti, e che le istituzione, fin ora assenti, si impegnino per recuperare un’area che in qualsiasi altra zona d’Europa avrebbe prodotto reddito e posti di lavoro.