«Molise sempre più in difficoltà, c’è poco da festeggiare»

L’appello della Cgil: «Serve un’azione corale e una programmazione seria a tutti i livelli istituzionali»

CAMPOBASSO. «Il fatto che il Molise sia una Regione in difficoltà lo dimostrano ormai da anni, sempre e in ogni occasione, i dati e le ricerche degli istituti nazionali di statistica. Tante le analisi e tante le perplessità rispetto ai dati che vanno dallo spopolamento progressivo e inarrestabile dei cittadini, alla mancanza o carenza di infrastrutture, passando dalla crisi del lavoro, della sanità e dei trasporti, per citarne alcuni». È quanto scrivono in una nota il segretario regionale Cgil Abruzzo-Molise, Franco Spina, e della Cdlt Molise, Paolo De Socio.

«Si tratta di una Regione che perde ogni anno circa 2.000 residenti, per la gran parte giovani, di una realtà dove cresce la disoccupazione di lunga durata e contestualmente peggiorano le condizioni di vita dei cittadini. Una Regione dove le famiglie subiscono la riduzione del PIL pro-capite e nel contempo devono fare i conti con un sistema dei servizi pubblici essenziali sempre più ridotto al minimo. Una regione, quindi, che rischia fortemente di perdere la propria autonomia. Se a questi numeri aggiungiamo quelli derivanti dalle criticità del settore costruzioni, dei servizi e del commercio oltre che delle tante piccole aziende di cui non parla nessuno, è evidente che i fondamentali economici e sociali per questa terra sono traballanti.

La frettolosa dismissione delle partecipate regionali e la mancanza di idee e programmi su nuovi settori di programmazione e sviluppo, hanno fatto il resto. Forse non si riesce a comprendere che il Molise si salva solo se riusciremo a far ripartire la crescita e l’economia con la creazione di nuove opportunità di lavoro. Manca totalmente una capacità di sintesi sul futuro del territorio, sulle sue potenzialità e sulle azioni da intraprendere per il rilancio.

Un vero piano di sviluppo presuppone una discussione anche, ad esempio, su come si intenda, senza equivoci, rendere fruibile il diritto alla salute garantito a tutti, se questo diritto passa attraverso la sanità pubblica di qualità (che deve essere potenziata) o se si vuole continuare con la politica del contenimento dei costi, nonché dei tagli e delle chiusure. Parlare di integrazione tra pubblico e privato convenzionato è una cosa, parlare di sostituzione ne è un’altra e parlare di chiusure e di riorganizzazione basata solo sui numeri e non sulle reali condizioni territoriali è ancora altra cosa. Se il Molise vuole avere una chance, serve un’azione corale e una condivisione univoca, dove ciascuno deve fare la propria parte, compattando le forze in campo e lavorando per una pianificazione seria a tutti i livelli istituzionali. Come sindacato lo abbiamo sempre detto: pensare che da soli con queste premesse, con un contesto nazionale ed europeo difficile e senza un minimo di idee condivise sul da farsi, si possa affrontare il 2020 e gli anni futuri in maniera tranquilla, è pura follia».