La decisione presa dalla commissione elettorale del Molise nel 2013 di vietare, in base a quanto previsto dalla legge Severino, a Marcello Miniscalco di candidarsi dopo una condanna definitiva non ha violato i suoi diritti. L’ha stabilito la Corte europea dei diritti umani.
La Corte di Strasburgo aveva aperto il procedimento dichiarando “ricevibile” il ricorso sulla retroattività della legge Severino presentato da Marcello Miniscalco, escluso dalla competizione elettorale per le elezioni regionali del Molise, del 2013.
Miniscalco, segretario regionale del Psi, era nel listino maggioritario, a sostegno di Paolo Frattura, ma la sua candidatura fu esclusa in applicazione delle nuove norme sulle liste “pulite”.
Nel suo ricorso si chiedeva di condannare lo Stato italiano per aver violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo per l’applicazione retroattiva di una norma afflittiva. Miniscalco era stato condannato una decina d’anni prima per abuso d’ufficio, quando, sindaco di un piccolo comune, non aveva concesso una piazza per un comizio.