Michele Montagano definito il “monumento vivente” dall’ambasciatore Viktor Embling
di Vittoria Todisco
Disobbedire diventa un diritto quando l’ordine che viene impartito va in senso contrario alla formazione della propria coscienza e obbedire comporta il tradimento dei propri ideali.
Michele Montagano, classe 1921, l’8 settembre del 1943 nel momento in cui il Paese precipitava nel disordine e nell’incertezza più assoluta con la forza militare italiana fino ad allora alleata del Fuhrer ridotta ad un esercito di sbandati si trovava a Gradisca d’Isonzo dove viene catturato dai tedeschi. Pur conscio delle conseguenze alle quali andava incontro disobbedisce all’ordine impartito dagli ufficiali tedeschi di collaborare con i nazifascisti ed oggi, a 98 anni, quel suo gesto è considerato per il valore che merita, un atto eroico di un soldato italiano. Quasi due anni di internamento in un lager nazista, umiliato, vessato costretto al freddo e alla fame – la conseguenza di quell’atto di disubbidienza – ma due giorni fa dopo essere stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana porta sul petto la Croce di Verdienstkreuz 1. Klasse Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania che lo porta ad assumere il grado di Ufficiale, riconoscimento conferitogli da Presidente della Repubblica Federale Frank –Walter Steinmeier.
Non senza emozione si è ascoltato il discorso dell’ambasciatore della Repubblica Federale della Germania Viktor Elbling che ha ospitato nella sua residenza di Villa Almone a Roma la cerimonia di conferimento dell’onorificenza, ammettere, in tempi di spudorato negazionismo e insulse minacce nei confronti della Senatrice Liliana Segre, quanto ha dovuto patire Michele Montagnano nei lager tedeschi all’interno dei quali cinquantamila soldati italiani, fra i seicentomila catturati, morirono durante le prigionia. Il Governo tedesco è grato a Michele Montagano definito dallo stesso ambasciatore: il monumento vivente, prezioso per il suo instancabile impegno a preservare la memoria scevra da qualsiasi sentimento di rancore ed odio. Racconta la sua e l’odissea di quanti non hanno più voce ai giovani che incontra nelle università, ai ragazzi che incontra nelle scuole della sua e di altre regioni italiane, in Germania dove si reca spesso nella speranza che i totalitarismi siano sconfitti e l’Europa diventi quello che è stato il sogno di quanti hanno voluto vederla unita l’insieme degli stati europei affratellati e solidali. Per questa cerimonia Michele Montagano ha voluto accanto la famiglia, i figlioli Angelo e Daniela, i nipoti, i parenti, gli amici ai quali ha fatto sentire il proprio affetto con la consueta vivacità che lo caratterizza dispensando ricordi carichi di perle di saggezza. Ha rivolto un pensiero a Liliana Segre esprimente partecipata commozione per quanto ha dovuto subire e vedere ancora in tenera età. “Liliana Segre è stata una vittima innocente della furia nazista, la mia detenzione è scaturita da una scelta attraverso la quale per tutta la vita mi ha consentito di considerarmi uomo”.

