Maestre dal Gip nelle prossime ore

Ma l’avvocato Perrotta avverte: «Sono entrambe madri di famiglia e mi risulta che abbiano già ricevuto minacce»

REDAZIONE

ISERNIA

Per il momento le due maestre sono solo indagate e sospese dal servizio, ma la ”gogna” mediatica e dei social ha già emesso la sua sentenza. È amaro, ma Facebook non perdona, neanche in Molise. Qualche commento del tipo: andiamole a prendere a casa e facciamoci giustizia da soli, lascia davvero sgomenti. In altri post sono stati resi noti i nomi delle due maestre, violando senza alcuna remora segreto istruttorio e privacy delle indagate, per la giustizia innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Per questo il difensore di una delle due ha lanciato un avvertimento: «Non esagerate potrebbero esserci delle conseguenze». Un messaggio che la difesa lancia anche a chi ha pubblicato il video in cui sono facilmente riconoscibili le maestre e perfino i bambini che dovrebbero essere tutelati ancora più di loro.

Tornando alle indagini, è previsto nelle prossime ore l’interrogatorio di garanzia delle due maestre di 49 e 58 anni accusate di maltrattamenti nei confronti dei bambini di un asilo di Venafro. Le due, per le quali il Pm aveva chiesto gli arresti domiciliari, negati dal Gip, sono state sospese dal lavoro e saranno presto sostituite. Contro le due insegnanti è stato aperto un provvedimento disciplinare che potrebbe anche culminare nel licenziamento. Sul fronte giudiziario, invece, le donne saranno presto interrogate dagli inquirenti e dovranno difendersi davanti al giudice dalle accuse odiose di aver abusato del loro ruolo di educatrici, strattonando, picchiando, minacciando e bullizzando bambini in età prescolare. Le immagini delle telecamere piazzate dalla squadra mobile che ha condotto le indagini hanno generato uno sdegno generale. Ma più di qualcuno, ha passato il confine della moderazione e del buonsenso.

Una ”infernale” gogna mediatica e il cosiddetto ”tribunale dei social” hanno già emesso le loro sentenze di colpevolezza. Un clima forcaiolo che non fa onore a tanti molisani. Così Gianni Perrotta, difensore di una delle due maestre indagate a piede libero, frena la deriva giustizialista e avvisa: mi risultano minacce pervenute alle docenti, bisogna andarci cauti, bollando come “gogna pubblica ingiusta” la deriva giustizialista seguita alla diffusione del video della Squadra Mobile di Isernia che mostra alcuni degli episodi di violenza contestati. Insieme al collega Adriano Iannacone, Perrotta accederà al fascicolo d’indagine direttamente questa mattina, avendo ricevuto solo, nel giorno della conferenza stampa rimbalzata sui media di tutta Italia, la notifica dell’applicazione della misura cautelare che ha sospeso le due docenti dall’insegnamento. «Ho visto un’eccessiva spettacolarizzazione – ha dichiarato il legale isernino – Queste donne sono entrambe madri di famiglia e, a seguito della gogna pubblica mi risulta che abbiano già ricevuto minacce, vere o presunte. A chi mi chiede – ha aggiunto Perrotta – delle immagini mostrate con il video della Mobile non posso che rispondere che l’attività processuale è cosa ben diversa da un video. In ogni caso, sono perfettamente consapevole della delicatezza del caso. Proprio perciò ritengo che mostrare in tv atti processuali in fase di indagine preliminare sia un’esagerazione. Gli organi inquirenti dovrebbero, a mio avviso, riflettere sulle norme giuridiche di questa fase, che è a tutela della persona sottoposta a procedimento. Non possiamo già condannare chi è semplicemente indagato, allo stato attuale».