II Domenica dopo Natale
(Commento a Gv 1,1-5.9-14):
+In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.+
Chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11).
La predicazione del Cristo, proprio come la sua divinità, passa sempre per la
sua “carne”, niente di ciò che dice resta “proposito” o
“teoria” senza diventare vita. La logica di Dio si rivela
nell’abbassamento, quasi per sfidare quella umana, ma dove spesso il
protagonismo e l’auto celebrazione fanno da punto di riferimento. Così il Verbo
si incarna rendendo il Suo amore visibile e concreto: Carne, debole e fragile,
umile. Eppure ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui, il Verbo, nella
santissima Trinità, è l’Amore che agisce nella volontà del Padre, custode e
realizzatore fedele della “theosis” per opera dello Spirito Santo.
L’abisso che la seconda Persona della Santissima Trinità deve superare è
passare da “una luce inaccessibile” alla spoliazione della sua divinità,
fino ad accettare di stare nella mangiatoia dei nostri cuori, che spesso sanno
riservargli solo spazi marginali. Un altro schiaffo alla superbia dell’umanità
che misura la dignità ed il valore in base all’avere e non all’essere. Lui è
sceso, per essere “presenza” viva e concreta, per essere la Vite,
curata dal Padre vignaiolo, in cui tutti noi dobbiamo innestarci per ricevere
la Sua Linfa di Vita: lo Spirito Santo. La “via dell’abbassamento”,
così cara a S. Francesco e ai suoi più autentici seguaci, è la Luce che Gesù ha
portato nel mondo: una strada che si rivela come “Servizio” e
“Dono di se”, proposta che l’umanità non accetta e rifiuta, spesso
anche nella sua stessa Chiesa, che non è esente dai limiti e dalle debolezze
dell’uomo. È vero, molti, almeno nelle buone intenzioni, affermano di voler
servire e donarsi, ma lo è altrettanto che gli esiti testimoniano, troppo
spesso, il contrario. Se vogliamo un’umanità nuova dobbiamo imitare, almeno un
po’, il Cristo nella sua “donazione” che si è fatta offerta totale e
incondizionata. Questo certo non deve essere fatto nell’ingenuità ma nella
piena coscienza e consapevolezza. Tanti nella storia, hanno strumentalizzato
l’umiltà di Gesù per convincere le masse a essere passive difronte alle
ingiustizie e alla violenza dei vari regimi. Ma il Cristo e i suoi seguaci
erano tutt’altro che acritici e passivi difronte al male e al peccato, anche se
questo voleva dire inimicarsi gente influente e violenta. Gesù splende di
Verità, quella di cui ha bisogno questo mondo, imbevuto ancora di una mentalità
che la fugge, la nega o cerca di offuscarla, proprio come uno di quei
vampiri dei romanzi neogotici.
Accogliamo la Luce, la Verità, la Vita! Facciamo festa a Gesù
con l’Amore che s’incarna!
Fra Umberto Panipucci